Ore decisive per la messa a punto del Dpef
I sindacati alla finestra. Ma Cgil-Cisl-Uil fanno fronte comune su pensioni e contratti pubblici
Il documento, che dovrà contenere abbozzate le linee della politica economica del governo che poi saranno trasformate in norme con la Finanziaria, sarà di fatto il primo banco di prova per la maggioranza, dopo gli screzi della scorsa settimana. Alla finestra, in attesa della presentazione, ci sono anche i sindacati che sinora non hanno ricevuto alcuna convocazione per un appuntamento che desiderano diventi più un confronto che una informativa. Comunque il fronte sindacale Cisl-Cgil-Uil sembra essere compatto specialmente sul tema delle pensioni, che non si toccano, anche se il sindacato di Epifani spinge sull'acceleratore dello sciopero generale. IL CONFRONTO POLITICO: Non c'è dubbio. Il superamento delle contrapposizioni all'interno della maggioranza farà con Dpef il primo esame concreto. «È il banco di prova», ammettono senza giri di parole ad Alleanza Nazionale. Se An si attende che sia risolto il nodo delle risorse per i contratti pubblici, sollevato dal vice-premier Fini nell'ultimo Consiglio dei Ministri, anche altri attendono di vedere il documento. Tra i ministri che attendono il confronto collegiale c'è anche «tecnico» Girolamo Sirchia. Il ministro della Sanità ha detto che non si potrà procedere con ulteriori riduzioni sulla sanità. «Ora basta tagli», ha detto aggiungendo che andrà al Consiglio dei Ministri per difendere il sistema nazionale: «le risorse - ha aggiunto - possono arrivare da convenzioni fra Regioni e fondi privati». E a dare manforte su questa linea è anche Donato Robilotta della segreteria del nuovo Psi. Ma i temi sul tappeto del confronto sono anche altri: dal Mezzogiorno alle infrastrutture, fino alle pensioni. Su quest'ultimo punto il Dpef dovrebbe contenere solo un accenno alla sostenibilità del sistema previdenziale. Ma l'inserimento delle pensioni nel documento non piace al sindacato ed anche all'opposizione. IL QUADRO MACRO-ECONOMICO: Sui «numeretti» del Dpef c'è uno stretto riserbo. Scontata sarebbe una revisione della crescita di quest'anno dall' 1,1% indicato nella Trimestrale ad un valore in linea con le previsioni della commissione europea (attorno allo 0,7-0,8%) sulle quali Tremonti ha detto di volersi attestare. Ovviamente un calo della congiuntura già da quest' anno avrebbe un effetto anche sul Pil del 2004 che non raggiungerebbe la crescita del 2,1% fino ad oggi stimata. Il deficit è poi l'altra faccia della moneta. Il rallentamento della congiuntura potrebbe farlo lievitare pur rimanendo dentro il confine dei meccanismi automatici previsti dal Patto di stabilità europeo. L'indebitamento netto potrebbe così salire di qualche decimale rispetto al 2,3% previsto. Il tendenziale del 2004 (cioè l'andamento dei conti senza le correzioni della finanziaria) sarebbe, invece, attorno al 3% (o poco superiore) ma dovrebbe essere ricondotto con la manovra ad un valore poco sopra il 2%. La manovrà però, proprio per l'esigenza di fare fronte ad alcuni interventi (anche sul fronte fiscale) potrebbe richiedere maggiori risorse. Si parla di 18 miliardi di euro. GLI INTERVENTI: Il Dpef non è la finanziaria e quindi potrà limitarsi ad indicare in modo generico gli obiettivi programmatici della politica economica. Una corsa è certa: Tremonti ha già detto che la prossima manovra sarà per seminare e non raccogliere. Indicazioni si possono raccogliere però dal documento della verifica elaborato proprio dal ministro dell' economia. Saranno in ogni caso previsti fondi per l' avvio della riforma della scuola, per realizzare le grandi opere infrastrutturali (Lunardi ha chiesto fondi per 7,5 miliardi di euro nel quadriennio), per aumentare la sicurezza e frenare l' immigrazione clandestina. Il menù della manovra 2004 prevedrebbe poi nuove cartolarizzazioni immobiliari, l' attuazione del concordato preventivo triennale per le piccole imprese e la riproposizione della trasforma