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La vera qualità in Tv? Soltanto se la politica farà un passo indietro

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Dovrebbe inoltre «investire in sperimentazione e ricerca finalizzata a programmi di qualità». Lo scrive l'Osservatore romano, per il quale la «privatizzazione della Rai» non sembra essere «a breve termine». Il giornale vaticano, in un articolo di terza pagina affidato a don Giuseppe Costa, si pone il problema della qualità della televisione, che definisce «un tema di attualità», probabilmente alla luce delle discussioni sul disegno di legge Gasparri per la riforma del sistema radiotelevisivo. «La privatizzazione della Rai - scrive il quotidiano - ha tanti sostenitori quanti oppositori e non sembra che ci possa essere una soluzione a breve termine». Visto che anche reti tematiche e piattaforma digitale sono di la da venire, cosa si può concludere sulla qualità?. «Ci sembra - è la risposta - che il miglioramento della televisione in Italia abbia bisogno di almeno due premesse di base: l'impegno ad investire in sperimentazione e ricerca finalizzata a programmi di qualità (dovrebbe essere garantita dalla legge); la necessità infine di liberarsi dell'influenza del mondo politico». «Il convivere delle televisioni pubbliche e commerciali e la reale capacità di rendersi neutrale rispetto al sistema economico e al sistema politico - osserva ancora il quotidiano - sono i problemi non risolti in tanti paesi europei, a partire dall'Italia». L'ottica della televisione commerciale, rimarca l'Osservatore romano, ha anche «incrinato il rapporto emittente-ricevente: il telespettore non è più destinatario della programmazione, questa viene ideata con occhio di riguardo per gli inserzionisti pubblicitari». Fatto appello alla necessità di investire in qualità e di «liberarsi dall'influenza del mondo politico», l'Osservatore romano conclude: «Senza una maggiore consapevolezza da parte di tutti gli organismi sociali sull'importanza del problema sarà difficile che qualcosa cambi».

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