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Bossi prova a richiamare i suoi all'ordine

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Il premier alle prese con la verifica dentro Forza Italia, Scajola punta a rientrare nel governo

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Per quando è convocata la segreteria politica della Lega a Milano. Bossi dovrà «ordinare» ai suoi i risultati degli accordi raggiunti nel corso del colloquio con Berlusconi venerdì pomeriggio. Ma soprattutto dovrà spiegare a tutti di abbassare i toni, di darsi una calmata così come hanno chiesto Udc e Alleanza nazionale. Che si aspettano anche altri impegni da parte del Carroccio. Uno su tutti: Bossi mantenga gli accordi presi con gli alleati e non faccia più, come ha fatto di recente, di dire una cosa un giorno e fare il contrario il giorno dopo. Se da un lato si attendono le conclusioni dell'incontro del vertice leghista in quel di Milano, dall'altro a Roma si entra nel vivo del Dpef, il documento di programmazione economica e finanziaria. Sono gli impegni del governo per i prossimi tre anni, ma per la destra c'è qualcosa di più: dopo il violento scontro in consiglio dei ministri tra Fini e Tremonti venerdì, il ministro dell'Economia ha promesso di informare per tempo il partito alleato. Il leader di An gli ha spedito il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno per avviare una stagione di maggiore collegialità all'interno del governo. E il viceministro Adolfo Urso (anche lui di An) aggiunge: «Se la Lega chiede un road map per le riforme, noi una road map per lo sviluppo». Toni più moderati, lealtà nella coalizione, collegialità nelle questioni economiche; non è solo su questo terreno che si cercherà di rilanciare la Casa delle Libertà. Un altro terreno, non secondario per la Lega, è la devoluzione. Bossi chiede di procedere a tappe forzate (e sui tempi ha avuto rassicurazioni da Berlusconi) ma lo scontro potrebbe riaccendersi sull'«interesse nazionale», irrinunciabile per Fini e Follini. Insomma, una schiarita all'interno del centrodestra c'è. Resta invece la domanda: ma quanto durerà? E, comunque, se il governo può tirare un sospiro di sollievo, adesso si apre un nuovo match all'interno dei partiti. In particolare delle due principali formazioni politiche che hanno impegnati i leader ai vertici dell'esecutivo. La verifica di governo ha infatti convinto Berlusconi che è necessario avviare una verifica all'interno di Forza Italia. Le elezioni europee dell'anno prossimo non sono poi così lontane ed è necessario che del partito se ne occupi per l'aspetto organizzativo qualcuno a tempo pieno. Il prediletto del Cavaliere per questo ruolo è Claudio Scajola, che in questo modo andrebbe ad affiancare il portavoce Sandro Bondi. Ma l'ex ministro dell'Interno non sembra essere molto convinto e vorrebbe invece tornare nella squadra del governo, come ministro per l'Attuazione del programma, poltrona lasciata libera dal suo successore al Viminale Beppe Pisanu. Si vedrà. Partita più complicata invece dentro An. Fini vuole coordinatore Ignazio La Russa, che però non vuole lasciare l'incarico di capogruppo alla Camera. Di tutta risposta si sono dichiarati pronti a lasciare la poltrona al governo per andare al partito gli altri capicorrente: prima Urso, poi Maurizio Gasparri (già disponibile un anno fa) e infine Alemanno. Proprio Gasparri ha offerto ieri una possibile soluzione: «La Russa è il più adatto alla mediazione per un ruolo che deve essere di coesione. Non credo che il doppio incarico possa davvero costituire un problema, si possono trovare soluzioni alternative, per esempio una gestione transitoria del gruppo con il coinvolgimento dei vicepresidenti senza procedere alla nomina di un nuovo capogruppo». Urso replica: «Il coordinatore deve essere full time».

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