LE TAPPE DELLA FINANZA PUBBLICA
Ma certamente ci sarà una parte riguarda le pensioni. Non ci sarà di tutto di più, ma pochi interventi e decisivi. «Non ci si può mettere tutto perché vuol dire non fare niente. Io sono per un Dpef leggero che tenga conto solo delle priorità importanti. Bisogna avere la forza - e questo è un problema politico non tecnico - e la lucidità di individuare le priorita», dice il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano. E spiega che il capitolo previdenza ci sarà «anche se tutti sono consapevoli che questo va risolto con l'accordo di tutti, sentendo anche le parti sociali». Il Dpef - ha aggiunto - «non può diventare un elenco telefonico altrimenti diventa un accozzaglia». Ma Marzano spingerà perché nel documento ci sia una significativa novità. «Proporrò ai colleghi Buttiglione e Moratti - aggiunge il responsabile delle Attività Produttive - di rappresentare i piani di azioni oggi concordati dal Consiglio sulla Competitività, in sede di Dpef. Sarebbe strano muoversi nella direzione della competitività in Europa e poi non farlo in Italia», conclude. La prossima dovrebbe essere decisiva, se non si vuole che il Dpef venga approvato con un ritardo superiore a quello degli scorsi anni. Il varo potrebbe avvenire già nella nottata di mercoledì, visto che il consiglio è convocato per quel giorno alle ore 21 e dunque potrebbe protarsi a lungo. Tutto dipenderà dalla capacità della maggioranza di sciogliere i nodi ancora irrisolti, dalle risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego a quelle per il Mezzogiorno. Senza parlare delle pensioni che qualcuno spera ancora di inserire nel documento. L'impianto del documento, comunque, sarebbe già pronto. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, lunedì volerà a Bruxelles per l'Ecofin e tornerà martedì sera per quello che dovrebbe essere il rush finale che porterà alla stesura definitiva. È molto probabile, poi, che i sindacati (irritati per non essere stati ancora chiamati a Palazzo Chigi) siano convocati per mercoledì pomeriggio, poco prima della riunione del consiglio dei ministri. Ma nel Governo, nonostante la tregua siglata venerdì sera ad Arcore, le acque continuano ad essere agitate. «Se non avrò tempestivamente il Dpef entro lunedì non lo voterò», ha detto il ministro per le Politiche comunitarie e presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione. E sulle pensioni il ministro del Welfare, Roberto Maroni, fissa ancora i paletti che per la Lega sono invalicabili: «Siamo disponibili a migliorare la delega, ma non a provvedimenti durgenza e a tagli delle pensioni di anzianità». Nell'ambito di questi limiti si sta muovendo Tremonti. Entro mercoledì dovrà trovare i fondi per il pubblico impiego e dovrà evitare eccessivi tagli alle pensioni. Le cifre sembrano tuttavia abbastanza chiare. La crescita del 2003 verrà rivista al ribasso dall'1,1% previsto dall'ultima Trimestrale di cassa a un valore dello 0,7/0,8%. E anche il 2,1% previsto per il 2004 rischia di diventare un miraggio. Quanto al deficit pubblico il 2003 si dovrebbe chiudere con il previsto 2,5% del Pil ma per il 2004 appare scontato lo sforamento, anche se di poco, del tetto del 3% pari a 42-43 miliardi di euro. Il che comporterebbe una manovra un po' più corposa di quella da 13-14 miliardi di euro inizialmente prevista. G. D. C.