Cresce il debito degli enti locali
Nel 2002 il loro debito è arrivato a raggiungere, in termini assoluti, i 22 milioni e 650 mila euro. In termini relativi si è passati dallo 0,80% del Pil nazionale, relativo al 1996, sino all'1,80% relativo all'anno passato. Anche le amministrazioni comunali continuano a indebitarsi. Nel periodo preso in considerazione il «buco» è passato da 9 milioni e 824 mila euro a oltre 15 milioni e 100 mila. In rapporto al Pil l'incidenza dall'1% è passata all'1,20%. Più contenuta, invece, la crescita delle Province che hanno raggiunto nel 2002 un debito di 3 milioni e 775 mila euro; passando da un'incidenza dello 0,10% del Pil sino al 0,30%. Nel suo complesso, comunque, è la sanità il settore che più degli altri ha registrato in questi 6 anni l'incremento, rispetto al Pil, più sostenuto. In termini assoluti il debito ha toccato i 5 milioni di euro, passando da un incidenza sul Pil dello 0,10% (1996) allo 0,40% nel 2002. Solo le Comunità montane si sono distinte per la loro virtuosità. Il debito è sceso di oltre 706 milioni di euro riducendo di uno 0.10% la sua incidenza sul Pil nel periodo preso in esame. L'analisi dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre ha preso in esame anche la situazione macro territoriale: nel 2002 le amministrazioni locali più «sprecone» risultano essere quelle del Centro. Il livello di indebitamento ha raggiunto il 6,4%. Seguono le due regioni insulari con un debito del 4,1%. Il Nordovest registra una percentuale sul Pil del 3,1, mentre il Sud e il Nordest chiudono la graduatoria con un debito che segna un + 2,6%. «L'aumento del debito delle amministrazioni locali - sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - è un segnale molto preoccupante. L'aumento della tassazione a livello locale. Se sommiamo le due cose non possiamo che constatare che il trasferimento delle competenze dal centro alla periferia ha comportato solo un aumento della tassazione e un indebitamento degli enti locali. Anche per questo il federalismo fiscale costituisce l'unica chance per invertire la tendenza in atto».