C'è la schiarita, ma Fini e Follini frenano
Tanto che il ministro leghista Roberto Maroni può dire che «si è fatto un passo avanti, la stabilità aumenta». Ma che l'aria è cambiata lo si capisce ascoltando le parole del focoso Roberto Calderoli, il braccio destro di Bossi, che esordisce: «Bentornato al premier Silvio Berlusconi!». E, cercando di dimostrare che la Lega non alzerà più la voce, aggiunge: «Dopo un periodo critico ed inclinato verso l'irreversibilità rivedo Berlusconi assumere il ruolo di regista; nel giro di 24 ore, rigettando ipotesi da prima repubblica o di ceppalonici governi modello Prodi-D'Alema-Amato, sentiti i tre leader della coalizione ha dato quel colpo di coda che garantisce al popolo quel cambiamento che la Cdl ha promesso nel 2001». E si spinge anche ad affermare che «la Cdl non può essere solo un simbolo elettorale, ma deve essere il luogo dove vivono gli uomini liberi, democratici, maturi e certi dei loro diritti e dei loro doveri». E prosegue: «Berlusconi può davvero rappresentare quell'alleanza tra il nord ed il sud del Paese dove noi con orgoglio rappresentiamo gli interessi del nord e della parte del sud che rinnega l'assistenzialismo e crede nelle proprie potenzialità ancora inespresse». Infine Calderoli è soddisfatto che «abbiamo l'impegno che vengano approvate tutte le riforme federaliste entro il 2004, cioè la devoluzione in senso stretto, un Senato delle Regioni che non sia un doppione della Camera, e la nuova Corte costituzionale con rappresentanti delle Regioni, nonché un rafforzamento dei poteri del premier». Ma An e Udc non ci stanno. O meglio, aspettano di vedere azioni concrete per dare il loro assenso. Berlusconi, ieri nella sua villa in Costa Smeralda, ha sentito al telefono sia Fini (che ha «preso atto») che Follini. Il portavoce di An Mario Landolfi dice infatti: «Berlusconi ha parlato di un'evoluzione positiva della situazione. Ne prendiamo atto con piacere. Restiamo però in attesa di fatti». Con piacere, dunque, e non con soddisfazione. O almeno non ancora visto che si attende ancora un incontro Berlusconi-Fini: il vicepremier vuole sapere come mai, la Lega prima ha detto sì all'istituzione della cabina di regìa di governo poi improvvisamente no. E soprattutto che ci siano garanzie che non si ripetano più episodi simili. Sulla stessa linea anche Follini, il quale ha detto a Berlusconi: «Non voglio fare la Cassandra ma neanche il "Candido": aspettiamo». Prudenza condivisa e resa più esplicita dal capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè, che dichiara più tardi: «Dopo le parole positive lette sui giornali sia di Berlusconi che di Bossi aspettiamo che seguano atti parlamentari che rendano credibili le dichiarazioni della Lega». «Mi auguro che la Lega sia disponibile a ragionare», chiosa il ministro e presidente dei centristi Rocco Buttiglione. Un clima più sereno dovuto anche al fatto che Berlusconi venerdì avrebbe parlato molto chiaro con Bossi e gli avrebbe spiegato che soprattutto An non sta scherzando e che la posizione di destra e centristi è sostanzialmente questa: se continui a minacciare dal governo - sarebbero state le parole del premier al leader del Carroccio - saranno loro a buttarti fuori. Il ministro delle Riforme, fiutata l'aria, avrebbe capito la situazione e, ottenuto il fogliettino con le date della devolution da sbandierare in pubblico al comizio di paese, avrebbe promesso di moderare i toni. La verifica avrà un lieto fine? Lo si saprà nel giro di qualche giorno, forse qualche ora. Sarà un crescendo. Domani si riunisce la segreteria della Lega, martedì si torna in aula alla Camera e al Senato per le votazioni sul Ddl Marzano per sul mercato elettrico e sul Ddl Gasparri sul riassetto televisivo. L'opposizione aspetta senza grande fiducia. Per Massimo D'Alema «la maggioranza sta cercando un punto di equilibrio, non ha convenienza a fare una crisi di governo, ma le divisioni resteranno tutte e avremo un esecutivo incapace di governare e che rischia di fare danni». E soprattutto, per il presidente dei Ds, quando si nomina