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NON PENSAVA il mite ministro della Funzione Pubblica, Luigi Mazzella, che cosa si sarebbe scatenato dopo le sue parole.

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Tremonti, serafico, risponde che «non ci sono le risorse». Fini scalpita e chiede la parola: «Caro Giulio, gli impiegati pubblici hanno aspettato anche troppo: abbiamo firmato l'accordo 16 mesi fa ed ancora non hanno visto una lira. Le promesse si mantengono. La parola data va rispettata». Tremonti sbotta e alza la sua vocina stridula: «Sono anche io capace di fare le interviste», riferendosi a quella appena rilasciata dal vicepremier al Corriere in cui ha detto del ministro dell'Economia: «Ama l'impopolarità». Fini non si scompone ma s'igrugnisce, la sua voce si fa più ferma e dura: «Un governo serio che ha preso un impegno, deve mantenerlo». In realtà vorrebbe dire: «Un ministro serio...». Così la intendono tutti. Le voci si accavallano. Tremonti gli parla addosso, s'indispettisce, Berlusconi assiste in silenzio e non difende il suo fedelissimo, Letta pure resta in silenzio. Ormai non si capisce più che cosa dicono i due, il titolare dell'Economia urla. C'è chi giura che sia volato anche qualche insulto, ma quasi tutti negano. Interviene Giovanardi e seda i bollori. Fini esce dalla sala. Poi Letta convoca i due in una stanza. Il vicepremier spiega: «Giulio, non è una questione personale ma politica. Non puoi decidere da solo». Tremonti si rende conto della situazione e che non è il caso di continuare: sono tutti timorosi che basta poco per incrinare il rapporto con quelli di An. Gasparri e Alemanno mediano. Alla fine lo stesso vicepremier decide di nominare il ministro delle Politiche Agricole una sorta di garante nei confronti del responsabile dell'Economia. Assieme i due dovranno discutere collegialmente del prossimo Dpef. I due, Alemanno e Tremonti, hanno da diversi mesi un buon rapporto personale (nato da un diverbio), hanno lavorato strettamente per le quote latte. Fini, dal canto suo, si rintana nel suo ufficio discute con i suoi (oltre a Gasparri e Alemanno, s'aggiungono anche Baldassarri e Ronchi) e riflette a voce alta: «Facciamo passare l'estate, poi si vedrà». F. D. O.

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