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Ancora pochi giorni per i contratti pubblici

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In attesa Enti locali, Sanità, Agenzie fiscali, Presidenza del consiglio e Università

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Fini, dopo l'incontro con Tremonti, ha telefonato ieri al leader della Cisl Savino Pezzotta: Al sindacalista il vicepremier ha detto che per la soluzione delle vertenze prevede di stringere mercoledì nel corso della discussione sul Dpef e di comunicare subito dopo ai sindacati l'esito della discussione. Il leader della Cisl ha risposto al vicepremier che la pazienza ha un limite, che i tempi sono strettissimi anche perché se ci si connette col dpef ci deve essere il tempo per esaminarlo adeguatamente. Poi parlando a Padova Pezzotta ha detto che «bisogna accelerare i tempi», che «se si tratta di aspettare qualche giorno, va bene» ma che «non si può dilazionare più a lungo. Entro due tre giorni attendiamo; oltre questi tempi è difficile». ha anche detto che si sta discutendo «con tutti, certo con Tremonti è un pò più difficile» e ha ribadito che sul fronte del pubblico impiego il problema «va risolto entro questi termini». Chiedendo che si arrivi una soluzione ieri in consiglio dei ministri il titolare della Funzione Pubblica Mazzella, ha ricordato che gli aumenti salariali a regime dovranno essere pari al 5,66%. La situazione dei contratti del pubblico impiego è particolarmente complicata perché ci si trascinano perdite di tempo gigantesche. Bisogna quindi trovare soldi per i contratti scaduti il 31 dicembre 2001 per i quali la politica contrattuale non era stata preimpostata, e cominciare a pensare che scadranno di nuovo a alla fine di quest'anno. In effetti per Enti Locali e Sanità saranno gli stessi Enti e le Regioni a dover trovare le risorse, ma comunque si finirà per utilizzare i trasferimenti statali. La prossima settimana ci si attende quindi una volta. Il partito di Fini ha spinto in continuazione fin dalle prime mosse del governo per una forte politica del pubblico impiego che non può prescindere da una corrispondente strategia contrattuale sia per quanto riguarda la parte economica sia per quanto riguarda la parte normativa. Ora, in attesa, sono ancora circa 1,5 milioni di lavoratori: negli Enti locali (670.000), nella Sanità (680.000), nelle Agenzie fiscali (70.000) e nell'Università e Ricerca (60.000). Un incontro avrebbe dovuto aver luogo in questa settimana e Mazzella lo ha rinviato a quella prossima invocando «sopravvenuti impegni istituzionali». Dato che l'esame del Dpef da parte del governo è previsto mercoledì sera, difficilmente si potrà cominciare a parlare di contratti prima di giovedì 17. Non solo la Cisl è in quella che ormai si può definire tregua armata prima che scada un ultimatum, dato che Pezzotta ha parlato di due-tre giorni e non di più, ma anche le altre organizzazioni non ne possono più e hanno retto finora solo perché mano a mano, nelle passate settimane, sono andati in porto gli altri rinnovi contrattuali. Poi però la situazione è improvvisamente peggiorata, da Tremonti, che tiene i cordoni della borsa, non sono arrivati segnali positivi. La Cgil sottolinea che è solo questione di contenuti: quindi non è importante quando ci sarà l'incontro, se prima o dopo il varo del Dpef, ma contano i contenuti della riunione. «La nostra richiesta non cambia - avverte il numero uno della Fp-Cgil Laimer Armuzzi - devono essere rispettati i termini dell'intesa di febbraio 2002 e devono essere messe in campo le risorse allora previste. O l'accordo viene rispettato - conclude - o da settembre la categoria è mobilitata. Se il governo vuole dimostrare che la firma del vicepresidente del Consiglio in calce al documento non vale nulla, questo è il modo migliore per farlo». Il segretario confederale della Uil Antonio Foccillo, dal canto suo, avverte che «il tempo a disposizione del Governo è già scaduto. La prossima settimana o si sbloccano tutti i contratti del pubblico impiego o si decidono nuove iniziative di lotta, che avranno caratteristiche unitarie e generali». D. T.

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