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PENSIONI, nel nuovo Dpef se ne parlerà poco o niente.

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E così, a scanso di ulteriori complicazioni politiche, il ministro Maroni ieri dichiara che la sostanza della «sua» delega non sarà cambiata. Il documento di programmazione economica e finanziaria dovrebbe essere varato da Palazzo Chigi la settimana prossima, dopo l'Ecofin di lunedì e martedì: c'è chi dice il 16, chi il 18. Intanto l'opposizione protesta, dicendo che lo slittamento della presentazione apre una crisi istituzionale. Il testo, per quanto riguarda tutta la parte tecnica (quadro congiunturale, proiezioni e previsioni, contributi programmatici dei singoli dicasteri ecc.) è già pronto. Il problema in piedi è politico. Non per niente ieri il presidente della Camera Casini di fronte alla mancanza di notizie certe sul Dpef ha detto ai giornalisti: «Ogni giorno ha la sua pena. Se mi chiedete di fare previsioni sul domani, guardate che orizzonte». An ha appena visto vanificarsi la cabina di regia che era stata costituita come soluzione della verifica anche per dare al partito di Fini, con l'impegno diretto dello stesso vicepremier, più voce in capitolo sulle grandi decisioni di politica economica e sociale. Va ricordato anche che An molto si è spesa fra l'altro per portare a buon fine le vicende contrattuali. Maggior peso sulle decisioni di aprire i cordoni della borsa tenuti ben stretti da Tremonti, quindi, è importante per Via della Scrofa. Intanto, la Confindustria torna all'attacco e il presidente Antonio D'Amato dice che «gli interventi sulle pensioni non li aspettiamo, sono necessari» e che «è ovvio che non ci sarà il consenso di tutti, ma non fare la riforma delle pensioni oggi significa pagare domani». Maroni, dal canto suo, dice che il Dpef è un documento generico, «che potrà anche citare l'argomento ma che non può entrare nel merito» della riforma previdenziale. Il ministro del Welfare ieri a Varese con i suoi colleghi europei, dopo una telefonata con Berlusconi ha lasciato capire che la delega previdenziale ferma in Parlamento non subirà modifiche sostanziali in sede di Dpef. «Non ci sono alternative a questo Governo. Nella Casa delle libertà - ha aggiunto - ne sono tutti consapevoli». Insomma, sulle pensioni ieri si è guadagnato un po' di tempo tempo. Di fronte alla dichiarazione che il Dpef, pur dando politiche di indirizzo, non cambierà i connotati della delega previdenziale, resta freddo il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta: «Prima voglio vedere, lo sapete che io sono come San Tommaso», dichiara anch'egli da Varese. Nella riunione informale dei ministri europei del Welfare, peraltro, ieri su pensioni e stato sociale la commissaria per le politiche sociali Ue, Anna Diamantopoulou ha proposto un «coordinamento aperto» e un'agenda sociale che aiuti i paesi che si trovano nell'empasse pensionistico. Maroni ha preso subito la palla al balzo: una strategia europea servirebbe ottimamente come scudo politico. Oggi i ministri del welfare verranno a dare manforte all'idea della Diamantopoulou. D. T.

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