La Lega appoggia l'Ulivo, governo battuto per 4 volte
Voto padano a una proposta dei Ds sulla proroga delle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie
Per ben quattro volte in pochi minuti il governo è stato battuto durante l'esame del cosiddetto «decreto mille proroghe». Un inedito asse Lega-Ulivo, al quale si sono accodati anche singoli deputati di Forza Italia e Udc, ha fatto approvare a sorpresa una serie di emendamenti sulle agevolazioni fiscali contro il parere della maggioranza. Immediate le ripercussioni. La seduta è stata subito sospesa su richiesta del capogruppo di FI, Elio Vito, per cercare una soluzione soprattutto al problema della copertura finanziaria (si parla di un buco di circa 80 milioni di euro), con le votazioni rimandate a oggi. Ma contemporaneamente sono partite le frecciate dell'opposizione contro quello che viene definito un «governo allo sbando» mentre i responsabili della maggioranza sono scesi in campo per gettare acqua sul fuoco e per sdrammatizzare l'accaduto. Tutto si è scatenato quando la Lega ha votato insieme all'Ulivo e a qualche altro singolo parlamentare della maggioranza un emendamento dei Ds che proroga gli sgravi fiscali (36%) sulle ristrutturazioni edilizie: 226 sì, 208 no e governo battuto. Pochi minuti dopo la stessa maggioranza trasversale ha approvato tre emendamenti leghisti (226 a 220, 234 a 212 e 224 a 214) su aiuti e agevolazioni fiscali per diverse zone alluvionate del Nord Italia. «Nessun caso politico, sono un errore tecnico - ha precisato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti -. È solo un caso limitato su emendamenti di piccola portata e di merito condivisibili sui quali la maggioranza votava contro solo per problemi di bilancio» ha aggiunto lo stesso Vito. La posizione ufficiale viene poi affidata al ministro dei Rapporti con il Paralmento, Carlo Giovanardi. «Si è trattato - ha spiegato - di un infortunio tecnico facilmente rimediabile e non politico: la Lega ha votato i suoi emendamenti e l'Ulivo strumentalmente si è accodato». Il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Cosimo Ventucci, ha poi spiegato che quegli emendamenti non dovevano essere votati. «C'era un accordo tra maggioranza e opposizione - ha detto - per trasformarli in ordine del giorno». A causa di un «pasticcio, probabilmente in buona fede» il presidente di turno della Camera, che al momento era Clemente Mastella, li ha messi in votazione. Completamente opposti i commenti nell'opposizione. «Non passa giorno senza una prova che la maggioranza è allo sbando» - ha affermato il capogruppo della Margherita, Pierluigi Castagnetti.