Legge elettorale, arriva l'altolà di Pera Il presidente del Senato: «Non si può tornare indietro, il proporzionale ci è costato troppo»
Un altolà, non uno stop definito. È insomma un allarme che il presidente del Senato lancia in vista della riforma della legge elettorale. O meglio, dell'ipotesi di riforma. E lo fa, Pera, ricordando «i costi enormi del sistema proporzionale». «Temo un ritorno al passato, temo anche, ma è un timore minore, strumenti di carattere giacobino, che accelerino i passaggi sul maggioritario secco», spiega ancora il presidente di Palazzo Madama. Il quale ritiene che qualsiasi sia la strada che si imboccherà per cambiare il sistema di voto, bisognerà accompagnarla a un processo di riforme istituzionali conseguenti. E così, se da un lato è necessario dare più poteri al presidente del Consiglio (o almeno così chiede Berlusconi) - è ancora il pensiero di Pera - dall'altro potrebbe essere utile a tenere sotto controllo fibrillazioni e attriti nella coalizione anche se a nulla potrebbe servire in caso di una crisi politica e programmatica. Pure dal presidente dell'altro ramo del Parlamento, la Camera, arriva una frenata. Pierferdinando Casini, infatti, si è mostrato freddo sul ritorno al proporzionale: «È un aspetto secondario». Il motivo di questa freddezza è rintracciabile nel fatto che l'ipotesi al momento in campo è quella di introdurre a livello nazionale il sistema elettorale delle Provinciali, con un premio di maggioranza, che lo stesso premier ama definire «di governabilità». Il punto dolente è lo sbarramento che verrebbe fissato al 5%. Una soglia che lascerebbe a terra l'Udc (il partito di Casini, che è d'accordo sul proporzionale ma aspetta di vedere la proposta) e la Lega Nord: tutti e due i partiti nelle elezioni del 2001 non hanno raggiunto l'attuale limiti che è al 4%. «Nel partito c'è una fortissima simpatia per il proporzionale - conferma il leader dell'Udc Marco Follini - però non possiamo fare l'errore del '93, quando si partì dalle legge elettorale e poi ci si fermò lì». Altro punto dolente è il bipolarismo, nato proprio con il sistema elettorale maggioritario. E su questo aspetto il portavoce di An Mario Landolfi spiega che il suo partito «è disponibile a discutere di una modifica in senso proporzionale, ma ferma restando la cornice del bipolarismo». L'opposizione, come la maggioranza, è divisa visto che il tema della legge elettorale fa nascere schieramenti trasversali. I Ds riconfermano la loro preferenza al maggioritario: «Il sistema ha funzionato», sentenzia Luciano Violante. La Margherita è d'accordo, anche se il leader Rutelli non entra nel merito e si limita a dire: «Sono chiacchiere, non se ne può più». Ma l'Udeur propone di costituire un comitato interpartitico per il ritorno al proporzionale. «Siamo proporzionalisti da sempre», ricorda il leader Clemente Mastella. Ma per il socialista Enrico Boselli c'è il conflitto d'interessi che «pesa come un macigno», ed è impossibile aprire un confronto sul sistema elettorale se non verrà affrontato e risolto. Al partito dei proporzionalisti si iscrivono comunque, Rifondazione e Verdi.