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La Corte dei Conti bacchetta la Rai dell'Ulivo

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La Corte ha esaminato l'andamento finanziario del Gruppo Rai, tenendo conto delle numerose società collegate, in una carrellata a ritroso dal 1997 al 2002. Soltanto analizzando i dati di tutto il gruppo - avverte la Corte - si ha la visione più aderente alla reale situazione, perchè ad esempio l'esercizio 2001, che per la Rai spa appare positivo con + 3,99 milioni di euro, in realtà a livello di gruppo si mostra, nel bilancio consolidato, ampiamente in perdita con -22,41 milioni di euro. La Corte dei Conti però rileva che proprio la diseguaglianza tra costi e fatturato, nel periodo preso in esame che è dal '97 al 2001, merita un approfondimento di cui la Corte prende riserva. «Infatti - spiega la stessa Corte dei Conti - la pervicace resistenza da parte dei Consigli di amministrazione che si sono succeduti dal 2000 al 2002, a corrispondere alle richieste istruttorie ha reso finora difficoltoso il controllo della Corte». Rai, ricorda la stessa Corte, ha aperto un contenzioso - che è ancora aperto - davanti al consiglio di Stato che ha portato ad una prima sentenza che nella motivazione ha riconosciuto la pienezza del controllo della Corte dei Conti sulla Rai. «Ma i cda - aggiunge la Corte -, sulla base di una erronea interpretazione restrittiva della sentenza, hanno continuato a disattendere le richieste istruttorie della Corte». Tornando all'analisi dei conti, la Corte spiega che nell'arco dei cinque anni l'esercizio 2001, con una perdita di esercizio di euro 22.113 rappresenta un'inversione di tendenza dopo una serie ininterrotta di risultati positivi. Sui i ricavi, pari a 13.833 milioni di euro l'importo complessivo del valore della produzione è costituito in larga parte dal canone di abbonamento - 6.527 milioni di euro - mentre la pubblicità ha concorso per 5.052 milioni di euro. Per il costo del lavoro, l'incidenza è stata in media del 27%, per un totale nei cinque anni di circa 5.000 milioni di euro. Il numero medio di dipendenti è di 13 mila unità: dal '96 al 2001 si registra una leggera diminuzione, da 13.290 a 13.033. Per la Corte si tratta in sostanza di un aumento del personale perché negli anni 1994-1996 è stato incentivato un numeroso esodo di personale. Il costo medio annuo, per una unità di personale nel 2001 è stato di 62.846 euro. La Corte mette anche in evidenza che la spesa per sindaci e amministratori di tutte le società del gruppo è aumentata enormemente, segnando un +574% nel confronto tra il dato del 96 e quello del 2001, pur se si tiene conto dell'inflazione. E nota anche che manca la separazione contabile tra introiti da canone e da pubblicità, mentre non si esprime sugli effetti della divisionalizzazione perché non ha elementi di valutazione sufficienti. A reagire è Roberto Zaccaria, ex presidente del Cda Rai, secondo il quale «come al solito le cifre fornite dalla Corte dei Conti sono incomplete». «Non sappiamo - afferma - se maliziosamente o meno, e forniscono, quindi, un quadro distorto. Nello stesso periodo, preso in esame dalla Corte dei conti, i ricavi complessivi sono stati del 13% circa, mentre il valore del 38% si riferisce solo ai costi esterni, ovvero al prodotto. Vengono, invece, trascurati completamente i costi interni e in particolare quelli relativi al personale. Se si tiene conto dei due fattori, come lo si deve fare in una buona contabilità, i costi complessivi nel periodo ammontano a circa il 14%. Quindi, tra il 13% delle entrate e il 14% delle uscite, di tutte le entrate e di tutte le uscite, si può capire come mai i conti in tutto il periodo siano stati in equilibrio, come dimostrano appunto i saldi di bilancio».

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