«Infrastrutture, ricetta per il rilancio»
A Cernobbio il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha citato il piano per il rilancio delle infrastrutture come ricetta per far volare l'economia del vecchio continente. «Oggi chi ha investimenti in azioni - ha proseguito Berlusconi - sente di avere un patrimonio che vale molto di meno e, quindi, rimanda spese nei beni di alto livello. Ma, soprattutto chi viveva e fruiva di rendite finanziarie, oggi riceve, invece di quell'8-10% di media che riceveva in passato, intorno all'1% e quindi ha molta meno disponibilità a spendere». Tutto questo, ha spiegato il premier, «è qualcosa che nessun governo può risolvere all'interno del suo Paese. È qualcosa che forse potrà trovare un rimedio a livello europeo con una vera e propria politica europea, che fino ad oggi non c'è stata». «Io, in questo momento - ha sottolineato - sto dedicandomi alla ricerca di misure per sostenere la nostra economia, ma sono misure minori, perché un governo non può più fare la politica monetaria, non possiamo più fare la politica dei cambi per sostenere le esportazioni, non possiamo fare delle politiche di disavanzo, che in questo momento potrebbero essere anche positive, perché abbiamo i parametri di Maastricht che ci obbligano a un comportamento virtuoso sui conti». «Tutto questo non lo possiamo fare e allora?» si è domandato Berlusconi. «Allora, deve intervenire l'Europa - ha proseguito - con i nostri ministri delle Finanze, che devono inventarsi delle misure che possano sostenere l'economia europea, anche guardando al di là dell'oceano dove l'amministrazione americana ha immesso a sostegno dell'economia una cifra importante di 350 miliardi di dollari». Berlusconi ha perciò sottolineato che non si può «restare con le mani in mano e, quindi, la presidenza italiana ha sottoposto all'Ecofin la proposta di investimenti nelle infrastrutture europee che mancano». «Abbiamo proposto - ha aggiunto Berlusconi - la creazione di una società, che possa prendere soldi sul mercato dei capitali privati, prestarli ai singoli Stati, che potranno avere un lungo periodo di tempo di 20-25 anni per pagare questo prestito». Per il premier qello del rilancio delle infrastrutture «è un capitolo di spesa che può portare a un incremento del pil dello 0,5%-0,6% per ogni Paese interessato».