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Tremonti conferma: farò la riforma fiscale L'attuazione del secondo modulo di revisione dell'Irpef sarà però condizionata dagli equilibri finanziari

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La verifica politica, con il documento messo a punto dalla maggioranza per la parte economica, ha sbloccato le impasse, e non è escluso che si arrivi al varo del consiglio dei ministri già la prossima settimana, magari nella riunione dell'11 luglio. Resta ancora da valutare il nodo delle pensioni, un problema politico prima ancora che tecnico, ha ricordato ieri il ministro del Welfare, Roberto Maroni, che ne discuterà lunedì alla segreteria della Lega. La riforma della previdenza dovrebbe essere poi presa in esame mercoledì nel corso della prima riunione della neonata cabina di regia guidata da vice premier Gianfranco Fini. Ma nel documento della maggioranza c'è anche la riforma fiscale. «Il mancato riferimento, credo sia stato un errore di battitura, che devo imputare a me stesso», ha spiegato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. L'attuazione del secondo modulo della riforma Irpef, ha detto ancora il ministro, dipenderà dalla compatibilità con gli equilibri di finanza pubblica e con il rispetto del patto di stabilità. I quadro macroeconomico di riferimento del Dpef è ancora in fase di messa a punto. Un'indicazione è però arrivata dallo stesso Tremonti, secondo il quale l'Italia ha «sempre allineato i suoi numeri a quelli europei». E in Eurolandia la stima di crescita per il 2003 è ormai sotto l'1% (cioè più bassa del valore previsto da Bruxelles dalla commissione nel rapporto di primavera, anche con riferimento al nostro paese). Il commissario agli Affari Monetari, Pedro Solbes, ha indicato ieri in una conferenza stampa a Gaeta con Tremonti, una forbice per il Pil dell'area euro tra lo 0,7% e lo 0,9%, sottolineando però che non è una questione di decimali a creare preoccupazioni. E se anche la crescita dell'Italia (indicata all'1,1% nel 2003 nella trimestrale di cassa) dovesse essere ridotta leggermente, il deficit (ora fissato al 2,3%) potrebbe salire grazie all'elasticità concessa dai parametri europei in caso di minore crescita. Ma il Dpef anticiperà, seppure per capitoli, anche i contenuti della prossima finanziaria. La premessa è essenziale: compatibilità con i vincoli di finanza pubblica definiti nel patto di stabilità e crescita. Nel rispetto degli accordi europei, sono previsti alcuni capitoli. Il primo riguarda il rilancio dell'economia con investimenti pubblici, ricerca e politiche per la competitività. Poi, rilancio del dialogo sociale mirato alla verifica del raggiungimento degli obiettivi del Patto per l'Italia. Maggiori investimenti: per la sicurezza, contro l'immigrazione clandestina; per il graduale avvio della riforma della scuola; per la realizzazione delle grandi opere e del sistema delle infrastrutture. Quanto alla riforma Tremonti del fisco, prevede a regime la riduzione delle aliquote Irpef da cinque a due: la prima al 23% la seconda al 33%. Anche l'Irpeg, che quest'anno è al 34%, dovrebbe calare di un punto. Si unificherà poi la doppia aliquota ora applicata sulle rendite finanziarie, possibilmente vicino al 12,5% dei titoli di Stato più che al 27% del prelievo che avviene sui rendimenti dei conti correnti. Anche l'Iva cambierà faccia: diventerà solidale e conterrà una quota, probabilmente attorno all'1%, da destinare, con un meccanismo che si chiamerà De-Tax, a raccogliere fondi per finalità etiche e sociali.

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