di FABRIZIO DELL'OREFICE DOPO aver domato i piranha della Lega, Fini sperava di lanciarsi ...
Ma doveva rinunciare: mare mosso, diceva il bollettino dei naviganti, al termine di una mattinata trascorsa dal leader di An a spiegare ai suoi il buon esito della verifica. Niente immersione in mare, Fini si è dovuto accontentare di immergersi ancora una giornata nella politica romana. Soprattutto per spegnere gli ultimi focolai da verifica politica (tranquillizzando Bossi) ma anche per spiegare che non è stata passata nelle sue mani la patata bollente delle pensioni, semplicemente perché non è detto che scotterà tra le sue mani (Il sottosegretario al Welfare di An, Pasquale Viespoli, avverte: «In politica chi chiede più spazio, deve prendersi anche più responsabilità»). Certamente la riforma delle pensioni ci sarà, spiega il vicepremier, ma invita anche a «non dare per scontate cose che non lo sono». «Nel documento - sono ancora le parole del leader di An - c'è scritto che si varerà una riforma delle pensioni e su questo siamo tutti d'accordo. Poi, sul merito dovremo discutere insieme. Quel che è certo è che noi sosterremo una riforma previdenziale che, come recita anche il documento, garantisca una protezione sociale alle famiglie». Quindi ha sottolineato due aspetti della bozza di accordo di Berlusconi: il dialogo sociale e la verifica sul patto per l'Italia. È un modo per dire che ripartirà, anche se in forma più leggera, la concertazione. Certamente, lo dice chiaramente Fini, le riforme si proveranno a fare con l'accordo delle parti sociali. Il vicepremier rassicura poi la Lega: «Bossi aspetta di capire se queste riforme avranno tempi rapidi? Sono d'accordo con lui: nessuno di noi vuol rallentare le riforme. Occorre farle subito, compatibilmente con i tempi della politica». Tanto che Calderoli, braccio destro di Bossi, se fino alla mattina parlava di «grosse difficoltà», ha detto poi che «dopo i temporali degli ultimi tempi» si comincia a vedere «una schiarita». Sulle riforme istituzionali, il numero uno di An spiega che «già al nostro congresso di Bologna stabilimmo che An sarebbe stata favorevole a due ipotesi: il modello francese o il cosiddetto premierato forte. Bene, credo che a questo punto sia più realizzabile la seconda ipotesi della prima. Al riguardo esistono già nero su bianco diverse proposte di legge. Occorrerà sedersi intorno a un tavolo e trarne una da inserire nel ddl unico sulle riforme costituzionali». La destra pensa anche a recuperare il sistema elettorale proporzionale, agganciandolo al premierato. Ipotesi sulla quale si è già espresso a favore Buttiglione.