Oggi Pisanu firma con Gheddafi l'accordo congiunto anti-sbarchi
Il ministro dell'Interno Beppe Pisanu volerà a Tripoli per sottoporre al governo del colonnello Gheddafi l'accordo «anti-sbarchi». Così, dopo tante limature e ritocchi, con un giorno di ritardo rispetto a quanto previsto inizialmente - si sono addotte «esigenze di agenda» ma la vera ragione sembrerebbe essere quella di rafforzare la cornice politico-diplomatica che dovrà sostenere l'intesa - oggi si saprà se la Libia accetta il piano. Con esso non solo si cercherà di chiudere le rotte libiche dell'immigrazione clandestina, come è già accaduto per Tunisia, Albania ed Egitto, ma di imprimere contestualmente una svolta ai rapporti tra Italia, Europa e Libia. In due parole, l'accordo sancirà anche il disgelo ufficiale dopo venti anni di embargo deciso dopo la strage di Lockerbie. I tecnici italiani hanno dovuto combattere infatti proprio contro le limitazioni dell'embargo stesso, che limita la possibilità di «commerciare materiali di possibile uso bellico» e hanno dovuto spiegare che i mezzi destinati alla Libia - elicotteri, aerei, motovedette, fuoristrada - avranno «esclusivo uso civile e non militare». Dunque, i mezzi italiani saranno trasferiti sul suolo libico in funzione di «controllo congiunto delle frontiere terrestri»: il pattugliamento delle coste non sarà «misto» - come si propose inizialmente - ma «congiunto». La rivendicata sovranità libica verrà insomma garantita al cento per cento perchè sui mezzi sarà prevista comunque la presenza di uomini libici di collegamento. E la Libia cosa chiede? Oltre alla cancellazione dell'embargo, Tripoli vuole quote flussi - ovvero la garanzia di ingressi di cittadini libici nel territorio italiano - e agevolazioni per gli accordi commerciali. Intanto, Gheddafi ha accettato di intensificare la cooperazione con l'Unione europea per bloccare il flusso di clandestini provenienti dall'Africa settentrionale. L'assenza di sbarchi da oltre dieci giorni a Lampedusa è un segnale importante e concreto della collaborazione in atto. Che - si spera - lascia ben presagire sull'accordo di oggi.