Caso Sme, tempi lunghi per le carte negate
Il ministro della Funzione pubblica Mazzella rilancia la separazione delle carriere dei magistrati
«Saranno necessari almeno trenta giorni per decidere», ha dichiarato il pg di Milano escludendo di dover prendere altre decisioni al di fuori di un'eventuale avocazione. Mario Blandini ha spiegato che comunque «il primo problema che dovrò affrontare è se i termini di 30 giorni previsti dalla norma si debbano sommare con i termini di sospensione feriale. C'è da chiedersi però se la rapidità richiesta è compatibile con gli stessi termini di sospensione feriale». Il Procuratore Generale di Milano ha inoltre spiegato che «tecnicamente è possibile l'avocazione ma bisogna vedere, in relazione ai fatti illustrati, se è possibile o no. Deciderò dopo aver studiato». Il magistrato ha poi affermato di aver dato «un'occhiata sommaria al documento arrivato da Roma l'altra sera. Come è mia abitudine faccio sempre una doppia lettura. Per ora gli ho dato una prima lettura, giusto per sapere di che cosa si parla. La seconda lettura, per capire cosa c'è scritto e per fissare i concetti, non c'è ancora stata». Molto probabilmente la pratica verrà affidata a un sostituto procuratore generale che sarà comunque affiancato dallo stesso Blandini. Blandini ha inoltre spiegato che i difensori di Previti, quando a maggio si recarono da lui per parlare del fascicolo 9520, non gli chiesero mai l'avocazione: «Me ne parlarono ma non hanno mai fatto una richiesta formale». Inoltre ha affermato di non aver mai trattato l'argomento del 9520 con la Procura. Intanto è previsto per oggi l'incontro-consultazione sulla separazione delle carriere. Il presidente Ettore Randazzo e la Giunta dell'Unione delle Camere Penali avranno un giro di consultazioni con le forze di maggioranza ed opposizione per confrontarsi sulla riforma dell'ordinamento giudiziario. Per la maggioranza è previsto invece un colloquio con i capigruppo di Forza Italia Renato Schifani ed Elio Vito e con il responsabile giustizia Giuseppe Gargani. L'obiettivo è inquadrare i pubblici ministeri in un nuovo organismo «gemello» dell' Avvocatura dello Stato, «una istituzione indipendente che derivi il potere direttamente dalla legge, collocata al di fuori dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario), con organi nominati dal Parlamento e con il solo limite che siano scelti tra i pm in carriera». Questa è la proposta del ministro della Funzione Pubblica, Luigi Mazzella, per risolvere la questione della separazione tra magistrati inquirenti e requirenti. «Gli avvocati dello Stato - spiega Mazzella a proposito dell'ipotesi di far confluire i pm nell'avvocatura dello Stato - sono giustamente legati alla loro attuale istituzione e orgogliosi della sua snellezza e duttilità organizzativa. Dalla confluenza del pm potrebbero temere un appesantimento della struttura. E non a torto. Meglio, quindi, prevedere due istituzioni parallele, gemelle quanto ad ordinamento strutturale e status giuridico ed economico dei rispettivi membri». Giuseppe Consolo, senatore di An e componente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, dà un giudizio positivo della proposta del ministro Luigi Mazzella sulla separazione delle carriere di giudici e pm. «La creazione di una istituzione autonoma per dei pm indipendenti - sostiene - riallineerebbe l'Italia alla quasi totalità dei paesi stranieri e risolverebbe comunque senza vincitori nè vinti l'annosa questione della separazione delle carriere tra magistrati che giudicano e magistrati che sostengono la pubblica accusa».