Economia ferma fra i nodi del semestre Ue
Il giorno dopo, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi illustrerà formalmente il programma della presidenza italiana, che ha in sorte di dover affrontare uno dei momenti più delicati della storia della costruzione dell'Ue. Sono sul tappeto la riforma delle istituzioni e la gestione della Conferenza intergovernativa che dovrà varare la stesura definitiva della Costituzione europea; il rafforzamento della politica estera comune e del ruolo internazionale dell'Ue e la nascita di una politica di sicurezza e difesa; il contributo alla pace in Medio Oriente, la ricostruzione in Iraq; il rafforzamento dei rapporti con l'area balcanica. E ancora, l'approfondimento del dialogo euro-mediterraneo, la ricucitura dei rapporti transatlantici, la lotta comune all'immigrazione clandestina, il rafforzamento della lotta al terrorismo internazionale, la cooperazione sempre più stretta con la Russia, il rilancio dell'economia, la riforma del sistema pensionistico. Sono fra l'altro i temi economici a occupare un posto molto importante nell'agenda di Silvio Berlusconi relativa al semestre italiano. Rilanciare la crescita economica anche attraverso le riforme strutturali è da tempo la richiesta che le maggiori istituzioni internazionali fanno al mondo della politica. I Quindici sono da tempo alle prese con una crescita economica asfittica e cercano soluzioni per rilanciarla. L'Olanda è già in recessione, e quella della Germania sarà sancita ufficialmente tra poco, quando saranno resi moti i dati relativi al Pil del secondo trimestre. Francia e Italia non se la passano molto meglio. In base alle più recenti previsioni, l'economia europea non dovrebbe superare quest'anno l'1% di crescita media, sempre che, nel secondo semestre si abbiano gli annunciati segnali di risveglio. Altrimenti il dato finale sarà persino peggiore. Sul banco degli imputati ci sono i parametri di Maastricht: utili quando si trattava di costringere tutti i Paesi ad un maggior rigore di finanza pubblica. Ma diventati una camicia di forza da quando l'economia si è fermata. In più c'è il poderoso rafforzamento dell'euro, che raffredda le spinte dell'inflazione, ma pone seri problemi alle esportazioni. Se le imprese private sono in difficoltà, l'aiuto potrebbe venire dal settore pubblico. L'idea del ministro dell'Economia Giulio Tremonti (una sorta di riedizione del piano Delors) è quella di un rilancio degli investimenti in infrastrutture, che non vadano a far parte del calcolo del rapporto tra deficit e Pil. Tremonti ha raccolto diverse adesioni e già nel prossimo vertice Ecofin dei ministri economici e finanziari Ue di metà luglio potrebbero esserci importanti passi in avanti: sarebbe la Bei (Banca europea degli investimenti) a finanziare il piano. Ma il piano italiano per il semestre punta anche ad accelerare le riforme strutturali. Quella europea della previdenza è in primo piano. Il tema riguarda tutta l'Europa, alle prese con l'invecchiamento della popolazione, che provoca inevitabilmente un peso crescente delle pensioni sul totale della spesa pubblica. Anche il capitolo liberalizzazioni sarà al centro delle trattative. Prima fra tutte quella dell'energia, che vede la Francia in difesa del suo monopolio pubblico. È un argomento che in Italia è divenuto molto sentito in questi giorni a causa degli improvvisi black-out per il caldo, che hanno penalizzato tanti cittadini e imprese.