An non farà la crisi ma aspetta risposte positive
Se invece le cose non andassero bene decideremo insieme cosa fare sempre mantenendo l'appoggio al governo. Decideremo chi fa cosa. Se a me toccherà occuparmi del partito, lo farò come ho fatto per tanti anni». Così ieri Fini, parlando a Milano, smorza i toni accesi della verifica, con un occhio al confronto con Berlusconi e gli alleati e uno al partito. Qui infatti il malumore è forte e si parla di uscita dal governo, qualora le richieste di An non vengano soddisfatte. Certo, dice Fini, è che «Alleanza Nazionale non aprirà alcuna crisi di governo. Non sarebbe neppure capita dagli elettori e il nostro partito è intenzionato a rispettare fino in fondo gli accordi». E nemmeno di rimpasto si parla: «Durante il semestre europeo non si cambiano i ministri. Non è previsto alcun rimpasto». Il problema, osserva, non è neppure di poltrone, perché «stiamo discutendo non di chi deve fare qualche cosa ma che cosa dobbiamo fare». Quanto alla propria posizione, il vicepremier si augura «che la verifica in corso abbia un buon esito. Berlusconi conosce quali sono le questioni sul tappeto. Mi auguro che indichi nei prossimi giorni le soluzioni e che siano in sintonia con quello che la destra ha auspicato». «È chiaro - spiega - che io darò un mio giudizio ma sarà l'esecutivo del partito a giudicare. Qualora le risposte dovessero essere in sintonia con le nostre richieste partirà la fase due del governo con un'assunzione anche di maggiori responsabilità». Se però «non dovesse essere così, nessuno può pensare che An possa dar vita ad una crisi di governo. Questo per un concetto molto semplice: chi rompe paga. Il problema sarebbe semmai di capire chi fa che cosa. Credo che nessuno sia insostituibile, An continuerà a stare nel governo e se a me toccherà occuparmi del partito lo farò. L'ho fatto per tanti anni». In pratica, quindi, Fini invita ad aspettare le risposte che verranno e che c'è motivo di credere saranno positive. Intanto nel partito rimane l'inquietudine, nata dopo il non buon risultato elettorale nelle amministrative e aumentata dopo le sgomitate di Bossi che hanno portato comunque acqua al mulino della Lega. Selva, presidente della commissione Esteri della Camera, lancia a Fini la proposta di lasciare la vicepresidenza del Consiglio per fare il capogruppo alla Camera, «ma non della sola An: di tutto il Polo». Il ministro delle comunicazioni Gasparri dice che se la verifica sarà positiva Fini è la persona che può garantire l'applicazione degli accordi, ma che se quelle condizioni «non si realizzano il problema è ben altro e ben più serio. La collocazione delle persone dipende dall'epilogo di questa vicenda: o il governo realizza gli obiettivi oppure ognuno torna al suo partito. Mi auguro che questo non avvenga». Il viceministro alle Attività Produttive, Adolfo Urso, dal canto suo ribadisce che quella sul tappeto «non è una questione di persone ma politica. Vanno affrontati i problemi del Paese. Vanno chiariti gli aspetti economici, sociali, produttivi, temi reclamati dagli elettori del centrodestra. La questione non è Fini, ma la permanenza di An nel governo. Se non avremo soddisfazione piena, andrà considerato un impegno diverso della partecipazione della delegazione di An al governo, che, comunque, potrà continuare ad essere appoggiato». D. T.