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In vista iniziative italo-libiche per il controllo delle frontiere

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Nel suo intervento in aula alla Camera il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, ha detto di aver «concordato con la Libia iniziative concrete» per una positiva conclusione politica grazie all'intensa attività diplomatica creata da Berlusconi. Annunciando un suo prossimo viaggio a Tripoli, su invito ufficiale del primo ministro e del titolare del ministero della Giustizia di Tripoli, Pisanu ha definito la Libia «un Paese amico, sulle cui frontiere premono migliaia e migliaia di disperati provenienti da ogni parte del continente africano e da quello asiatico». Sappiamo, ha aggiunto il ministro, «che molti cadono stremati prima ancora di raggiungere il confine. Forse ne uccide più il deserto del Mediterraneo». Pisanu ha quindi ricordato che nei giorni scorsi, «dopo lunghe e complesse trattative», sono state concordate con la Libia «iniziative concrete per il controllo congiunto delle frontiere terrestri, per il contrasto in mare e per lo sviluppo di una comune attività investigativa sulle organizzazioni criminali dedite al traffico di clandestini». Ma non è tutto. Ieri un esponente del ministero degli Esteri libico, Hassuna Al Shaush, al Cairo per partecipare ad una riunione di ministri dell'Informazione arabi in corso presso la Lega Araba, ha detto che i contatti tra Libia e Italia sui problemi dell'immigrazione sono permanenti: Tripoli, che ha segnalato il problema per prima, assicura ogni collaborazione possibile a Roma anche perché la maggioranza degli immigranti rimane sul suolo libico, mentre solo una minoranza è quella che parte. «La Libia è stata la prima a mettere a fuoco la questione - ha detto Al Shaush - e ha indicato una serie di possibili soluzioni sul piano della sicurezza e della civiltà, in modo da evitare problemi o catastrofi per i popoli che praticano questa emigrazione naturale, causata dalla loro mancanza di mezzi. È necessario creare progetti per queste popolazioni». Shaush ha ripetuto di aver «proposto soluzioni pratiche e bisogna che ci capiamo a vicenda». Intanto, un portavoce del ministero degli Esteri britannico ha detto che, prima di pronunciarsi sull'ipotesi di revoca delle sanzioni alla Libia, Londra vuole attendere i risultati di una missione della Commissione europea nel Paese nordafricano. St. Mor.

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