«Servono patti bilaterali con i Paesi di provenienza»
Il vicepresidente della Camera, Pubblio Fiori, autorevole esponente di Alleanza nazionale, ritiene che, per evitare l'insuccesso alle prossime elezioni europee, sia necessario assumere una posizione di maggiore garanzia per i diritti umani degli immigrati. Onorevole Fiori, lei è intervenuto sui temi dell'immigrazione. Che tipo di garanzie chiede? «Non è ancora chiara qual è la posizione del mio partito. Invece la Lega è stata fin troppo esplicita e ha mantenuto un atteggiamento inaccettabile. Per ciò che è scritto nella nostra Costituzione e per i valori di quel cattolicesimo politico che riteniamo di dover interpretare il problema dell'immigrazione va affrontato in base al principio di accoglienza a patto che si tuteli la sicurezza dei cittadini e che siano garantiti i valori umani degli immigrati». La normativa italiana sul diritto di asilo è soddisfacente? «Penso che sia necessario fare un altro piccolo passo avanti. Il diritto di asilo è previsto solo per alcuni casi specifici, mentre ritengo che si debba fare uno sforzo in più per verificare con precisione la possibilità di accogliere una maggiore quantita di extracomunitari. Sono gli imprenditori che ce lo chiedono. Per questo bisogna rivedere il sistema delle quote. E' necessario realizzare patti bilaterali con i paesi di provenienza per evitare che ci siano i viaggi della disperazione di fronte ai quali ci troviamo impotenti. Non è pensabile che l'Italia respinga gli immigrati clandestini con un cinismo che non fa parte della nostra tradizione cattolica». In An ci sono dei progressi su questo tema? «Debbo dire che la posizione di An condotta dal sottosegretario Mantovano sia migliore rispetto al passato. Ritengo che cia maggior rispetto sul dramma di queste persone che fuggono dalla guerra, dalla morte e chiedono di continuare a vivere». La verifica di governo va fatta anche su questo tema? «L'azione della maggioranza deve essere verificata anche su questo. L'immigrazione riguarda un principio di solidarietà e il rispetto di alcuni diritti naturali che devono essere alla base del cattolicesimo politico che An ha ritenuto di far proprio nelle tesi del congresso di Fiuggi nel 1995. Le ultime elezioni provinciali sono state perse probabilmente su alcuni punti non realizzati: il mancato mantenimento di impegni presi in favore di una politica sociale più attenta anche in favore dei pensionati; l'atteggiamento sulla guerra in Iraq che il mondo cattolico non ha apprezzato. Questi principi rappresentano i punti di rottura con l'elettorato cattolico. Se dovessimo fare marcia indietro e modificare la posizione assunta otto anni fa sul diritto alla casa, alle pensioni di perequazione, ai diritti di legalità, a quelli di giustizia, sulla guerra, al diritto all'accoglienza rinunceremmo ai principi del cattolicesimo politico». Secondo lei questo è accaduto davvero? «Negli ultimi tempi l'impressione è stata che An si fosse allontanata da questi punti per seguire Forza Italia e la Lega. L'elettorato lo ha compreso e ci ha punito. I cattolici che hanno votato An hanno provato un senso di delusione».