Pisanu oggi in Aula, ma la Lega lo snobba
Ma ad ascoltarlo non ci saranno i deputati leghisti che, disertando l'aula, vogliono confermare la loro sfiducia nei confronti del ministro accusato di non applicare la legge sull'immigrazione Bossi-Fini. Mentre Bossi in serata ha tuonato: «Sull'ingresso dei clandestini il Viminale dà dei numeri che non sono giusti, secondo me hanno dato quelli di chi chiede asilo politico». Riguardo alla cena di Arcore il leader della Lega ha sintetizzato l'incontro con Berlusconi, dicendo che «si fanno le riforme». È l'ultimo episodio dello scontro sull'immigrazione in atto nella maggioranza. È stato l'Ulivo a chiedere che Berlusconi riferisse alla Camera sugli immigrati che continuano a sbarcare sulle coste italiane. La conferenza dei capigruppo si è divisa. La Lega si è opposta con forza, l'Udc ha chiesto un dibattito senza voto, An invece ha proposto che il voto ci fosse dopo la verifica di governo. Ed è così passata la proposta di mediazione del presidente Casini per un'informativa che sarà tenuta dal ministro dell'Interno, e non da Berlusconi, a cui seguirà un dibattito ma non un voto finale. «Questo dibattito è inutile, credo che non saremo in aula», ha annunciato il presidente dei deputati della Lega, Alessandro Cè, che ha anche criticato Casini per aver concesso il dibattito. «D'accordo che il presidente della Camera debba essere super partes - ha affermato - ma questo non significa che deve mettere sempre in difficoltà la maggioranza». Cè è convinto che con questo dibattito «si vorrebbe mettere all'angolo la Lega». E lo dimostrerebbero le numerose dichiarazioni di solidarietà a Pisanu fatte da esponenti sia della Cdl che dell'Ulivo. La maggioranza ha minimizzato la gravità della decisione della Lega di contestare il ministro Pisanu disertando la seduta della Camera. Fa parte della dialettica parlamentare, ha commentato il ministro Carlo Giovanardi, ed «è un modo per marcare la loro differenza, ma non avrà alcuna conseguenza sulla verifica di governo». Il capogruppo di An La Russa ha colto il lato positivo: l'assenza dei deputati leghisti è «una precauzione contro le inevitabili reazioni alle provocazioni che arriveranno dalla sinistra». Per l'opposizione la presa di distanza della Lega significa che la maggioranza è ormai sull'orlo della crisi. Secondo l'opposizione non c'è accordo nemmeno sulla revisione delle quote dei flussi migratori. Per il ministro del Welfare, Roberto Maroni, «non ha senso rivedere le quote» perchè non servirebbe ad impedire gli sbarchi. Di avviso contrario è invece il senatore dell'Udc, Maurizio Ronconi, che è favorevole ad aumentare le quote di immigrati. Intanto, il governo intensifica le pressioni sulla Libia, uno dei Paesi attraverso i quali maggiore è la partenza degli immigrati, insieme alla Tunisia. «Una sollecita e più concreta collaborazione nel contrasto all'immigrazione clandestina» è stata chiesta ieri al governo di Tripoli attraverso la convocazione alla Farnesina dell'incaricato d'affari dell'ambasciata libica a Roma, Abdul Hamid Zoubi. In cambio della richiesta di maggiore collaborazione, l'Italia, attraverso il ministero degli Esteri, ha confermato che continuerà «con decisione» l'azione in sede europea per la modifica dell'embargo imposto alla Libia per la vicenda dell'aereo abbattuto sui cieli di Lookherbie nel 1988 (270 morti). L'embargo nei confronti della Libia è stato deciso nel 1992. Il direttore generale per il Mediterraneo, Riccardo Sessa, su incarico del ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha anche sottolineato al diplomatico libico la necessità che vengano adottate «iniziative rigorose ed estremamente urgenti nei confronti delle organizzazioni criminali responsabili del traffico di esseri umani dalla Libia per contrastare con efficacia tutti i flussi illegali di immigrazione». Mentre permangono le riserve della Germania e di alcuni Paesi nordici della Ue sulla effettiva necessità ed opportunità di alleviare l'embargo contr