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Per la Rai torna la presidenza di garanzia

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I presidenti delle Camere non nomineranno più il Cda. Membri in carica 3 anni

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I presidenti delle Camere non nomineranno più il Cda. Il mandato dei membri del consiglio sarà di tre anni ed è prevista la rieleggibilità per una volta sola. È quanto prevede un emendamento all'art. 20 del ddl Gasparri di riforma del sistema radiotelevisivo presentato ieri dal relatore di maggioranza Luigi Grillo, di FI. In sostanza a definire la lista dei consiglieri da eleggere sarà la Commissione di vigilanza, che la trasmetterà al ministero dell'Economia in qualità di azionista Rai. Il nuovo testo - ha spiegato Grillo - serve a superare «le perplessità e le critiche che erano state avanzate, anche da esponenti della maggioranza, al meccanismo di nomina del presidente della Rai». Nel vecchio testo si prevedeva che la Commissione di vigilanza potesse esprimere il gradimento al presidente, nominato dal Tesoro (in questo momento Tremonti), a maggioranza assoluta, a partire dalla terza votazione. Il testo riformulato prevede invece che la quantità di consensi necessari viene elevata a due terzi dei membri della Commissione stessa. Il Tesoro quindi, nel nominare il futuro presidente della tv pubblica, deve tener conto dell'opinione della minoranza della Commissione. Questo per il regime transitorio. Il meccanismo di nomina del Cda, a regime, seguirà invece le regole previste per qualsiasi Spa. Anche l'articolo 15 della legge Gasparri di riassetto televisivo è stato riscritto. Il relatore di maggioranza ha presentato il nuovo testo. E oggi verrà discusso in Commissione lavori pubblici del Senato. Ma il ministro Gasparri ha smentito categoriamente che ci sia stato un intervento del Quirinale sul governo per apportare ritocchi al testo «a rischio incostituzionalita»: «non mi risulta affatto», ha detto Gasparri. Il ministro ha negato che Ciampi sia ricorso alla «moral suasion» per suggerire ritocchi al provvedimento - così come aveva fatto per la Cirami e il Lodo Maccanico - in modo da garantirgli la sua controfirma. Gasparri ha ribadito del resto la scelta di fondo dell'esecutivo «e spero anche della maggioranza» sul Sistema integrato delle comunicazioni (comprende imprese televisive e radiofoniche, imprese dell'editoria, cinematografiche ecc., non più quindi ogni singolo settore: tv terrestre, satellitare e radio, presi separatamente) quale base di calcolo per definire i tetti antitrust e la definizione di questi ultimi al 20 per cento delle risorse del settore. E questo consentirebbe a Retequattro di non andare più sul satellite (entro il 31 dicembre 2003, come ha stabilito la Corte Costituzionale). Gasparri ha precisato che si tratta «di un testo aperto che ha già subito modifiche e già si è adattato a diverse situazioni». Il ministro ha rinviato comunque la discussione di eventuali modifiche e aggiustamenti oggi in Commissione e poi in Aula (a partire dal 3 luglio).

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