di GIULIA CERASOLI LO SCONTRO al Senato sulla riforma Tv non fermerà il cammino del ...
I tecnici del Ministero delle Comunicazioni e i consiglieri del Quirinale stanno infatti lavorando alacremente in queste ore proprio per eliminare ogni possibile dubbio di incostituzionalità sulla legge Gasparri. Si tratta in un certo senso di trovare un compromesso fra il testo di legge e l'ultima sentenza della Corte Costituzionale, che manderebbe Retequattro dritta dritta sul satellite. La settimana cruciale per la riforma del sistema radiotelevisivo, si apre con i dubbi (ipotetici) di Ciampi sulla norma dei limiti antitrust contenuta nel testo originario del disegno di legge. E se il Parlamento non lo emenderà, rispettando le sentenze della Corte Costituzionale, (la più recente, la 466 del 20 novembre 2002, affronta la vicenda del limite delle due reti che ogni concessionario dovrebbe rispettare. E stabilisce che il regime transitorio dell'assetto radiotelevisivo non può eccedere il termine del 31 dicembre 2003) pare che Ciampi non lo firmerà. Ma se la legge dovesse rimanere così com'è, anche lo stesso ministro Gasparri non vi apporrebbe la sua firma. Gasparri ha sottolineato più volte la volontà di emendare il testo, soprattutto in riferimento al nodo di Retequattro. E ieri da Londra il ministro è intervenuto sulle indiscrezioni, affermando di non commentare le dichiarazioni di «organi terzi» sul testo originario del ddl che porta il suo nome e definisce «abbastanza virtuali» le notizie uscite. «Io spero che il Senato ripristini l'articolo 15, che è un pezzo della Legge, la proposta che ha avanzato il Governo in sede iniziale. Questo l'ho detto tre mesi fa e lo ripeto oggi», ha aggiunto Gasparri. Quanto alle indiscrezioni legate al parere del Capo dello Stato, il ministro ha quindi ribadito: «Non intendo dare un giudizio perchè riporta affermazioni di organi terzi». La Commissione Lavori Pubblici del Senato ha già approvato gli articoli da 1 a 9, più l'articolo 13. Il nodo cruciale ora riguarda l'articolo 15, relativo appunto ai limiti antitrust. Il testo era stato modificato alla Camera dove, con un blitz, l'Ulivo è riuscito a far passare l'emendamento di Giulietti (Ds) che ripristina il rispetto della legge 249/97 prevedendo che «in nessun caso un soggetto privato può essere destinatario di più di due concessioni televisive in tecnica analogica». Se passasse anche al Senato così com'è, Berlusconi dovrebbe disfarsi di Retequattro o trasferirla su satellite. Ma il Cavaliere non intende cedere. Così con l'opposizione è ormai scontro frontale. Secondo il Velino però il vero scontro non avrà luogo in Commissione Lavori pubblici. Come spiega infatti Giuseppe Menardi di An «esiste un accordo politico di massima tra Cdl e Ulivo, in base al quale si farà in modo di concludere il dibattito in commissione entro il 3 luglio, data in cui la discussione dovrebbe arrivare in Aula. Ed è lì che avrà luogo la battaglia». I senatori della maggioranza puntano infatti a ripristinare la formula originale che tutela in un certo senso Retequattro. «L'articolo 15, così come è stato approvato a Montecitorio - dice Menardi al Velino - sopprime l'essenza stessa del ddl. In questo momento c'è grande confronto: la sinistra infatti non è unita». E la posizione più avanzata del centrosinistra è quella del presidente della Vigilanza Petruccioli, che proprio domani incontrerà Gasparri per illustrargli la sua proposta. «Petruccioli - afferma Menardi - è fautore di un compromesso non troppo distante da quanto proposto dal Governo: propone una digitalizzazione a tappe forzate, in modo da salvare le due reti traballanti, vale a dire Retequattro e RaiTre». In ogni caso secondo il presidente della commissione Luigi Grillo (Fi) Governo e maggioranza stanno «costruendo una norma» che non lascerà «inascoltato il messaggio di Ciampi sul pluralismo nè i contenuti della sentenza della corte costituzionale». Grillo anticipa, inoltre, che saranno riviste le norme sulla pubblicità e sul CdA Rai.