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di LANFRANCO PALAZZOLO NELLA primavera del 1997, dirigenti della Telecom Italia si recarono ...

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Eppure, per l'onorevole Giulio Antonio La Starza (An) non è difficile venire a capo di questi nomi. Ecco perché. On. La Starza, cosa sa della vicenda Telekom Serbia? «Sono stato chiamato dalla Commissione perché ero azionista del servizio aereo della compagnia "Aeroitalia Srl"; ne sono stato azionista di maggioranza fino al 1999. Precedentemente ero stato fino al 1995 azionista della compagnia "Noman". Avevamo un servizio di aerotaxi con dei bireattori e tra i nostri clienti del servizio che svolgevamo a domanda c'era Telecom Italia (TI). Il servizio era diretto a Belgrado per i Balcani». Atene era una vostra destinazione? «No, non siamo mai andati ad Atene». Ha mai saputo se tra i vostri clienti vi fosse Antonio Pascale o Tommaso Tomasi di Vignano? «Telecom Italia commissionava i voli. Come ho già detto alla Commissione, è facilissimo reperire i nomi dei viaggiatori. Basta chiederli alla polizia di frontiera dell'aeroporto di Ciampino, che fotocopiava i passaporti di tutti i passeggeri. Mi sono meravigliato che la Commissione non avesse già fatto richiesta della documentazione. Noi eravamo tenuti alla sottoscrizione unica del vettore e al numero dei passeggeri, ma non alla lista dei nominativi dei passeggeri. Mentre la polizia di frontiera annotava i nomi dei viaggiatori». È sorpreso che la Commissione e la Procura di Torino che si occupa del caso non abbiano ancora preso nota dei nomi dei viaggiatori chiedendoli alla polizia di frontiera? «Non lo sapevano nemmeno. Non sapevano come dovevano fare per avere i nomi. Non lo ha fatto neanche la Procura di Torino. Bastava chiedere». Non ha mai conosciuto nessun passeggero della Telecom? «Nella fattispecie ho riferito del nome di un passeggero che era a bordo nel giorno in cui ho effettuato come pilota questo volo verso Belgrado. Si trattava dell'ingegner Gerarduzzi (alto dirigente di Telecom Italia che secondo il dirigente della Stet. Intenational Antonio Aloia fino al 2000 era responsabile con Tommaso Tomasi di Vignano dell'operazione Telekom Serbia), che si era lamentato con me per un contrattempo. Il volo si era svolto il 3 e 4 aprile del 1997 e per un caso ho pilotato come comandante ufficiale l'aereo, perché un comandante si è ammalato». Non ha mai visto l'allora amministratore delegato della Stet Tommaso Tomasi di Vignano? «No, non l'ho mai visto». Sapeva i motivi della visita di TelecomItalia a Belgrado? «Facevamo molti voli per Belgrado. Non potevamo sapere». In quel periodo c'era qualche divieto particolare per arrivare in Serbia? «C'era l'embargo per il sorvolo della Serbia. Per andare a Belgrado passavamo sull'Albania e il volo durava moltissimo. Per noi TI era un cliente importante e rappresentava circa un miliardo di fatturato. Non ci preoccupavamo dei motivi del viaggio. In sede di Commissione mi hanno riferito il nome di uno strano personaggio che io incontrai nella hall de il Beograd Intercontinental Hotel". Chi era? «Un certo Di Stefano (noto come amico del comandante Arkan aveva tirato in ballo nella vicenda l'allora sottosegretario agli Esteri Piero Fassino. Di Stefano fu poi recluso a Londra per reati finanziari, nda) che ho avuto modo di incontrare a Roma e che millantava la proprietà di una compagnia aerea in Jugoslavia che in quel periodo non era operativa. In quel periodo lui faceva il Brooker dei servizi aerei e ci aveva chiesto dei voli, ma poi non ne ha fatto nemmeno uno. Questo Di Stefano disse che io sapevo qualcosa dell'affare TS. Era un millantatore». Quando ha sentito parlare per la prima volta di TelekomSerbia? «Quando è stata istituita la Commissione di'inchiesta».

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