«Quei 450 mld a Prodi, Fassino e Dini»

Interrogato per cinque ore dalla commissione parlamentare di inchiesta Telekom Serbia a Berna, avrebbe rivelato l'esistenza di una spartizione di 893 miliardi di vecchie lire relativa all'operazione che nel 1997 portò all'acquisizione del 29% di Telekom Serbia da parte di Telekom Italia. Di questi 893 miliardi, 450 - secondo quanto si è appreso - sarebbero stati destinati a politici italiani. E in particolare: 200 miliardi sarebbero stati destinati a Prodi, 150 miliardi a Fassino, 100 miliardi a Dini. Di questi 893 miliardi, poi, altri 200 miliardi - sempre secondo quanto avrebbe riferito Marini - sarebbero andati a Milosevic; altri 100 miliardi sarebbero stati restituiti da Marini ai Carabinieri e alla procura di Roma . Marini avrebbe inoltre spiegato che i 55 milioni di dollari cui aveva fatto riferimento il 7 maggio scorso nel corso della sua audizione in commissione Telekom Serbia, si riferiscono soltanto alla tangente da lui stesso movimentata attraverso la società di cui era cointestatario, la Jundor trading. Sarebbero 18 in tutto le banche che avrebbero movimentato il denaro della presunta tangente relativa all'affaire Telekom Serbia destinata a politici italiani. Marini - secondo quanto si è appreso - avrebbe fatto i nomi di 5-6 banche estere, su un totale di 18 interessate. Enzo Trantino, il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta su Telekom Serbia, composta anche da Alfredo Vito (Fi), Michele Lauria (Margherita), ha spiegato: «Marini ha ribadito quanto aveva detto nella precedente audizione. Questa volta però i nomi dei politici li ha fatti senza usare alcun pseudonimo. Anzi le accuse sono state rimpolpate e complessivamente direi che abbiamo atto un'altro passi avanti nella nostra indagine». Per Lauria quanto sostenuto da Marini è «tutto da verificare» e sottolinea che alle dichiarazioni del consulente finanziario «mancano ancora fatti probatori». Il portavoce di Prodi Vignudelli non commenta ma informa che «già da tempo è stato dato mandato ai legali di procedere per diffamazione e calunnie. Non c'è altro da aggiungere». Stesso commento dal segretario dei Ds Fassino, che parla di «calunnie».