«Troppo presto per giudicarmi» Il ministro si difende e annuncia: «Il condono fiscale non sarà esteso»
Giulio Tremonti mette le mani avanti, proprio nel momento in cui la verifica sta per entrare nel merito delle questioni e, quindi anche del suo operato. Il ministro dell'Economia, incontrando il suo collega spagnolo Rodrigo Rato, spiega: «La Spagna è stata ed è un modello positivo, ma ogni Paese ha differenze storiche e cicli diversi. Detto questo credo che molti elementi sono positivi anche per l'economia italiana. Crescono occupazione e investimenti fissi lordi. Credo che dentro l'economia italiana - ripete - si siano manifestati numeri positivi». «Noi - aggiunge Tremonti - abbiamo governato per due anni: un tempo non sufficiente per valutare l'azione di un governo. Tuttavia - ha aggiunto - abbiamo ottenuto lo stesso buoni risultati». Il ministro dell'Economia parla anche dei provvedimenti in cantiere: «Mai e poi mai il condono fiscale verrà esteso al 2002» assicura Tremonti e sempre, il sottosegretario all'Economia, Daniele Molgora, si sofferma sul provvedimento che approderà oggi in Consiglio dei Ministri. «È inevitabile che venga salvato quanto fatto», osserva il sottosegretario riferendosi alla mancata conversione del decreto di proroga che lascerebbe «scoperti» alcuni aderenti al condono. Tornando a Tremonti, il ministro difende il suo operato anche nella parte che maggiorimente è finitra sotto accusa, quella relativa agli aiuti al Nord: «Ho trovato decisamente inaccettabili le polemiche e le speculazioni sulla proroga degli sgravi fiscali per i comuni colpiti da calamità, non si tratta di aiuti di Stato», aggiunge il numero uno del dicastero di via XX settembre, ricordando che il documento che estendeva il campo d'applicazione agli sgravi era stato votato dal Parlamento in primavera. «Ho visto politici che sono andati a denunciare il proprio Paese in Europa. Una cosa del genere non accade in nessun'altra parte del mondo. Sono speculazioni inaccettabili». Infine uno sguardo ai conti pubblici. Per Tremonti «i livelli di indebitamento e di debito per il 2003 sono coerenti con gli standard europei, con gli impegni presi in Europa». Ma ora «occorre fare qualcosa di più. Occorre intervenire sull'economia reale» per invertire la tendenza.