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Pera strappa a Tremonti un maxi-assegno

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Arrivano 48 milioni oltre le previsioni, anche il Senato avrà il bilancio più caro della sua storia

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Marcello Pera, come aveva anticipato proprio Il Tempo questa settimana, è riuscito a fare breccia nel cuore del terribile ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti. Strappandogli un maxi-assegno per fare fronte alle nuove spese dei senatori che davvero sembrava inimmaginabile in momenti di stretta finanziaria come quelli che stiamo vivendo. L'importo non è da poco: qualcosa in meno di 48 milioni di euro (più di 90 miliardi di vecchie lire) di integrazione straordinaria rispetto ai trasferimenti iniziali stabiliti dal Tesoro. Così, come era accaduto a Pierferdinando Casini, anche Pera (sia pure con meno trasparenza) ha deciso di sfornare il bilancio interno più caro della storia del Senato. L'unica informativa, non troppo chiara, in proposito, è stata appunto quella di Servello nell'intervento in aula. Rispondendo a un senatore che aveva presentato un ordine del giorno per vincolare la dotazione pubblica del Senato ad almeno il 50% dei fondi ricevuti dai cugini della Camera dei deputati, Servello ha rivelato: «È per fare fronte a questo ampio programma che si è ritenuto indispensabile, d'intesa con il presidente del Senato, richiedere al MInistero dell'Economia una integrazione delle risorse di quest'anno, recuperando in questo modo un più equilibrato rapporto, pari al 51 per cento, nei confronti della dotazione di bilancio prevista per l'altro ramo del Parlamento». Questo significa che la dotazione di bilancio passerà dai previsti 379,5 milioni di euro a 427,3 milioni di euro, con un incremento del 12,7 per cento. Considerando che già in origine il documento portato in aula considerava un maggiore stanziamento del Tesoro rispetto al 2002 di 27,8 milioni di euro, in un solo anno il costo dei senatori verrebbe a lievitare del 21,5 per cento. Percentuale quasi dieci volte superiore all'aumento ufficiale del costo della vita. Già nella relazione di accompagnamento al bilancio di previsione per il 2003 i senatori questori, e cioè gli amministratori del Senato, avevano preannunciato come non fosse garantita con gli stanziamenti previsti «la copertura di tutte le maggiori spese, sia di natura corrente che di investimento, necessarie per la realizzazione dei progetti già fissati per il corrente esercizio e per i quali è già stata chiesta una importante integrazione alla dotazione ordinaria». Servivano, ad esempio, integrazioni agli stipendi dei senatori e ai dipendenti. Per questi ultimi era già stata individuata una necessità di almeno 2,5 milioni di euro in più. Altri soldi servivano per pagare Rai way che assicura la messa in onda del canale satellitare del Senato. Un milione e mezzo di euro in più era già pervisto sotto il capitolo delle manutenzioni immobiliari. La lista della spesa è stata alla fine compilata e, per una volta, Tremonti non ha potuto dire no.

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