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L'ARRIVO DI BERLUSCONI IN TRIBUNALE

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Applausi, fischi e contestazioniIl Cavaliere: «C'è una dignità non preservata. Impossibile dedicarmi alle cose importanti»

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Arrivato nel grande atrio poco dopo le 9,30, il premier, circondato da giornalisti, fotografi e cameramen, avvocati e qualche curioso, prima ancora che iniziasse l'udienza ha annunciato che non avrebbe reso nessuna dichiarazione sconvolgente: «Mi hanno detto di tenere una condotta istituzionale - ha spiegato - una dignità che va preservata in un'aula di Tribunale. Non si possono dire cose che si dovrebbero dire». Poi una considerazione: «Vedo con quanta difficoltà chi occupa una carica come questa può essere imputato. Perché, intanto, deve dedicarsi alle cose importanti che hanno la preminenza naturalmente sui suoi fatti personali, compreso la difesa personale. Secondo - ha aggiunto Berlusconi - c'è una dignità che come vedete non è certamente preservata». Discorso interrotto perché si doveva cominciare. Ingresso nell'aula appositamente allestita, un accenno di applauso bloccato quasi con lo sguardo, 66 minuti di dichiarazioni e alla fine applausi e fischi, ovazioni e insulti, mentre il premier se ne andava in tutta fretta verso Roma e il presidente del Tribunale, Luisa Ponti, era costretta a sospendere l'udienza di fronte ai «Silvio, Silvio» da un lato e «buffone, buffone» dall'altro. L'atrio in pochi minuti si è trasformato in un ring dove volano non pugni, ma insulti fra gli opposti schieramenti: da una parte ci sono quelli con distintivi di Forza Italia, qualche politico azzurro locale; dall'altra quelli contro il presidente del Consiglio. E non mancava Piero Ricca, il «girandolino» che il 5 maggio scorso si assunse il ruolo di contestatore solitario del premier, invitandolo a farsi processare. A rappresentare la contrapposizione c'era anche la discussione fra due anziani, sudati per agitazione e caldo: «È una vergogna avere un presidente così, che fa i suoi affari» attaccava uno. E l'altro ribatteva: «È una fortuna, è una fortuna, è una fortuna». E ancora: «È una vergogna». «Perché, e D'Alema?». Una donna di mezza età si chiedeva «dove è la democrazia?», un uomo garantiva che «a me non mi rappresenta!». Nel teatrino, quando gli animi si sono surriscaldati, sono intervenute le forze dell'ordine per riportare la calma. Qualcuno è stato allontanato.

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