I brigatisti puntano alle fabbriche e alla Cisl

In particolare la Cisl, ma anche la Uil, soprattutto dopo il contratto dei metalmeccanici è oggetto di intimidazioni e minacce gravi e ieri il ministro dell'Interno Pisanu, ricevendo i leader delle tre confederazioni ha avvertito: «Attenti a non sottovalutare nulla». I terroristi infatti «tentano di organizzarsi e infiltrarsi nelle fabbriche - ha aggiunto il ministro - ma finora non ho visto la risposta unitaria del sindacato come negli anni '80. E questo mi preoccupa. I bombaroli sono diventati possibili assassini». «Ogni possibile sinergia tra istituzioni e mondo del lavoro» è necessaria per contrastare il terrorismo, ha detto Pisanu al termine dell'incontro con Epifani, Pezzotta e Angeletti. I tre sindacalisti hanno rappresentato, come informa il Viminale, «il loro forte impegno nella lotta al terrorismo ravvisando la necessità politica di porre un argine contro quegli episodi e fatti che evocano il ritorno agli anni bui» dell'eversione. Pisanu, nel ribadire la determinazione del Governo e delle forze di polizia, ha espresso vivo apprezzamento per il documento unitario delle organizzazioni sindacali. In una conferenza stampa, i tre leader sindacali hanno annunciato una «azione comune di contrasto al fenomeno della violenza politica a partire dai luoghi di lavoro, attivando tutte le sue strutture in una campagna politica contro il riemergere del terrorismo». Le prime tre iniziative alle quali parteciperanno i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil saranno messe in campo entro la metà di luglio e coinvolgeranno i quadri e i delegati regionali in Sardegna, Friuli e Toscana perchè in queste regioni sono stati rilevati attacchi e attività terroristiche. Pezzotta, ha sottolineato che «il confine tra fenomeni intimidatori ed eversione terroristica è ormai labile. Non bisogna lasciare nulla al caso». Proprio ieri, rispondendo a un'interrogazione alla Camera, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano ha rilevato che quest'anno si è assistito a «una vera e propria proliferazione di documenti minatori contro la Cisl e la Uil» e che fra le critiche che «le brigate rosse-pcc e gruppi affini» rivolgono ai sindacati «particolare attenzione è riservata alla Cisl e ai suoi maggiori esponenti», sindacato indicato come «neocorporativo» già nel documento di rivendicazione dell'assassinio di D'Antona. Sottolinea inoltre Mantovano che «talune iniziative eversive nei confronti della Cisl sono probabilmente maturate all'interno dei settori più estremisti del mondo del lavoro. La maggior parte va addebitata a gruppi dell'antagonismo estremo e dell'eversione di matrice marxista-leninista, che nella Cisl hanno individuato il loro principale bersaglio». È proseguita intanto la polemica suscitata dalle parole del presidente della Confindustria D'Amato, che commentando il fallimento dei referendum ha detto che le tensioni di questi due anni, «delle quali ora questo referendum fa giustizia», sono costate «27 milioni di ore di sciopero fatte per ragioni politiche, milioni di lavoratori in piazza e, purtroppo, anche la vita di Marco Biagi». Con varie sfumature queste parole sono state criticate fra gli altri ieri da Pezzotta, Epifani e Angeletti. D'Amato ha replicato: «Biagi è morto. Qualcuno l'avrà ucciso».