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«Cannonate agli immigrati», bufera su Bossi

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Il centrosinistra chiede le dimissioni. An e Udc prendono le distanze, Forza Italia sceglie il silenzio

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E scoppia un altro putiferio. Lo stesso leader della Lega è costretto a fare retromarcia e a smentire. Ma serve a poco, oramai il patatrac, l'ennesimo, è fatto. Che cosa è successo? Il ministro per le Riforme rilascia un'intervista al Corriere della Sera: «O venerdì il ministro dell'Interno arriva in Consiglio dei ministri con i regolamenti di attuazione della legge sull'immigrazione più che convincenti oppure va tutto a carte quarantotto. Attenzione, non regolamenti qualsiasi. No. Io voglio sentire il rombo dei cannoni». «Inutile perdere tempo con le prese in giro - dice -. Ci sono due modi di applicare una legge approvata un anno fa. O si dice in modo generico, come qualcuno vorrebbe, che le nostre navi affronteranno le imbarcazioni di clandestini e che si limiteranno a caricare donne e bambini. Oppure, e così deve essere, si scrive nero su bianco che va usata la forza». E su questo punto, Bossi è esplicito: «Al secondo o al terzo ammonimento, pum..., parte il cannone. Senza tanti giri di parole. Il cannone che abbatte chiunque. Altrimenti non la finiamo più». Attaccano le opposizioni. Rizzo (Pdci): «L'Italia non è un popolo di assassini». Giordano (Prc): «Bossi testimonia una cultura barbarica». Chiti (Ds): «Se un leader politico invita all'uso di cannoni contro povera gente costretta a cercare altri paesi per avere una possibilità di vita è gravissimo e cinico. Che lo dica un ministro della Repubblica è inammissibile». Franceschini (Margherita): «Non c'è dubbio che si tratta di istigazione a delinquere». Ma anche dalla maggioranza arrivano gli altolà e prese di distanza. I più duri sono i centristi che con Follini (Udc) avvertono: «Quello di accogliere i clandestini con le cannonate è un'idea troglodita. Bossi vuole sentire il rombo delle cannonate, tanti altri vorrebbero sentire il silenzio di Bossi». Mentre Mantica (An) osserva: «Queste posizioni della Lega non aiutano». Forza Italia resta in silenzio. Bossi è costretto a fare retromarcia: «L'intervista non rispecchia assolutamente il mio pensiero e nemmeno il senso delle mie risposte in quello che è stato un breve scambio di due sole battute». E spiega che alle cannonate alle barche dei clandestini preferisce l'abbordaggio da parte delle unità della Marina, così come prevede il Trattato di Palermo che, al contrario di altri Paesi, «il nostro governo non ha ancora firmato». Questo Trattato, spiega ancora Bossi, equipara il trasporto di clandestini al trasporto degli schiavi, per cui un eventuale abbordaggio della Marina su queste navi non è considerato atto di pirateria, come invece accade adesso, in virtù dell'accordo internazionale di Montego Bay». «Comunque - aggiunge il ministro delle Riforme - pensiamo a quanto avviene negli Stati Uniti, dove chi cerca di commettere il reato di clandestinità viene fermato senza tanti piagnistei». Tanto basta a Fini per dire che sarebbe stato «imbarazzante se non ci fosse stata la smentita». Smentita che dura poco, visto che Il Corriere della Sera non ci sta e conferma tutto il testo dell'intervista. E in serata Maroni corregge il tiro: «Serve un segnale forte subito per evitare gli sbarchi in massa in estate».

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