Sarà Prodi a pagare le opere di Tremonti
Sarà lungo questi due cardini fondamentali che si muoverà il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) che i tecnici di Giulio Tremonti stanno mettendo a punto per arrivare ala bozza che la prossima settimana sarà fatta circolare all'interno del governo per raccogliere i primi suggerimenti. Non si cambia rotta rispetto alla legge finanziaria per il 2003, e d'altra parte non è ancora cambiato il quadro economico complessivo. Ma le vere novità, sia dal punto di vista degli investimenti per lo sviluppo (grandi opere e operette), sia dal punto di vista del contenimento stabile dei costi (questione previdenziale), avranno entrambe lo stesso riferimento: l'Unione europea. Il Dpef, come la legge finanziaria 2004, saranno fatti non tanto dal governo italiano, quanto dal ministro Tremonti che guiderà l'Ecofin e dall'Italia che avrà in mano le redini dell'Unione europea fino alla fine del mese di dicembre. La differenza non è sottile, e si è ben compresa martedì scorso, quando il ministro dell'Economia e delle Finanze ha tratteggiato le sue prossime mosse davanti alla commissione Bilancio della Camera dei deputati, raccogliendo più di un consenso. Se il piano Grandi Opere già contenuto nelle prime due leggi finanziarie firmate dalla Cdl e nel Dpef dell'anno scorso ha dato pochi frutti per mancanza di risorse, ora i finanziamenti spetteranno alla Comunità europea. Tremonti ha già proposto (e ottenuto un primo via libera che verrà formalizzato dal prossimo Consiglio europeo di Salonicco) di portare in carico alla Bei il finanziamento di tutte le infrastrutture materiali riconosciute dalla Ue. La Banca europea per gli investimenti, dalla quale è da poco uscito per approdare proprio alla corte di Tremonti un manager di lungo corso come Massimo Ponzellini, dovrà emettere appositi titoli da piazzare sul mertcato con la garanzia finale degli stati componenti (che però non si indebiteranno direttamente per questo). Stessa via, Ecofin e consiglio europeo, sarà seguita anche per gli interventi sui sistemi previdenziali che troveranno la loro traduzione pratica nella finanziaria italiana per il prossimo anno. Per il resto i tecnici dell'Economia stanno ancora lavorando per trovare come sostituire in manovra le una tantum che hanno caratterizzato le finanziarie più recenti e rispettare l'obiettivo di ridurre il rapporto deficit/pil di almeno mezzo punto entro la fine del 2004. Trovate le misure correttive della spesa pubblica, tutte le risorse (escluso un piccolo argente du poche per soddisfare ministri e tensioni politiche), verranno indirizzate sulla seconda fase della riforma fiscale da inserire nella finanziaria 2004. Al momento non sono ancora stati definiti i margini per una ulteriore riduzione delle aliquote Irpef, ma è probabile che l'intervento abbia proporzioni e costi ben inferiori a quello dello scorso anno (5,5 mld di euro). Primo passo anche per l'Irpeg che entro il 2006 dovrà avere come aliquota massima quella del 33%.