La devoluzione surriscalda la verifica
An, Udc e Nuovo Psi contro la Lega: «Il riferimento all'unità nazionale deve restare nella riforma»
Anzi, visto il clima, meglio parlare di surriscaldamento. E con l'avvicinarsi dell'inizio della verifica di governo, che dovrebbe tenersi mercoledì o giovedì prossimi, sono proprio le richieste della Lega su devolution e, soprattutto, sulla clausola dell'interesse nazionale inserito nel disegno di legge a creare maggiori problemi. Sul resto, scuola e sanità, lavoro e giustizia, perfino sull'economia, non sembrano esserci divergenze all'interno della Cdl. O comunque si tratta di divisioni appianabili. Tanto che ieri al termine di un vertice al ministero degli Interni convocato dallo stesso tritolare del dicastero, Giuseppe Pisanu, è arrivato il via libera al decreto «antisbarchi», che permetterà di rendere operativa la legge «Bossi-Fini» nella parte che riguarda l'arrivo dei clandestini via mare, così come aveva chiesto ad alta voce il leader della Lega. E a Bossi che chiede «tassativamente» di togliere il riferimento all'unità nazionale, il ministro Rocco Buttiglione risponde: «La devolution si può fare solo se è a costo zero, perché il Paese non può permettersi grandi esborsi di denaro». E aggiunge: la riforma che «si può fare è quella che abbiamo rifatto noi, non è quella originaria proposta da Bossi che deve essere inserita in una visione più ampia, che garantisca la solidarietà e l'unità della nazione». Arriva presto la replica di uno degli uomini più vicini al numero uno del Carroccio, Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord e vicepresidente del Senato: sul tema della devoluzione, il ministro Buttiglione «Si faccia fare qualche ripetizione in materia dal buon D'Onofrio (capogruppo al Senato dell'Udc, ndr) l'unico nel partito a conoscere di che cosa si sta parlando». Calderoli insiste: «Il ministro Bottiglione (con la "o" e non con la "u", ndr) dichiara che la sola devoluzione che può essere approvata è quella inserita nella modifica del titolo V proposta recentemente dal governo dimenticando che nel 2001, quando era segretario di partito, aveva sottoscritto la devoluzione nella formulazione identica a quella già approvata, in prima lettura, dal Senato e dalla Camera. Forse non aveva letto il testo allora, ma se dichiara che comunque deve essere fatta a costo zero dimostra di non averla letta neppure ora». Buttiglione in serata fa sapere: «Non è detto che con la verifica si chiuda mercoledì». Scende in campo anche An. «Noi non chiediamo a Bossi di rinunciare alla devoluzione - dice il portavoce del partito di Fini, Mario Landolfi - Bossi non chieda a noi di rinunciare all'interesse nazionale. Se il nostro partito insiste per la necessità di questo principio lo fa perché tra l'altro bisogna riparare ai guasti delle riforma sul federalismo realizzata nella scorsa legislatura dall'ulvio». E l'assessore laziale Donato Robilotta (Nuovo Psi) avverte: «Occorre procedere con grande serietà a partire dal dato incontrovertibile che l'Italia è indivisibile e Roma è la sua capitale, con buona pace dei leghisti».