Referendum, la Quercia si astiene e si spacca
L'invito di Bertinotti a tutto l'Ulivo a schierarsi per il «sì» non è accolto, e anzi il leader dei Ds Fassino nel direttivo del partito conferma l'astensione, ma il partito gli si spacca di nuovo fra le mani perché gli esponenti della minoranza interna del «correntone» votano contro l'ordine del giorno sull'argomento. Intanto, sul fronte del «sì» il leader della Cgil Guglielmo Epifani ribadisce i motivi della scelta, mentre su quello, nutritissimo, del «no», continua la campagna astensionistica. Il segretario dei Ds ribadisce la contrarietà al referendum e l'invito agli elettori a non schierarsi né per il sì né per il no, scegliendo di non partecipare al voto. Quanto al voto contrario degli esponenti del «correntone» guidati da Giovanni Berlinguer, a Via Nazionale ieri tutti si sono premurati di far sapere che non si è trattato di un dramma, e la stessa minoranza dissidente ha sottolineato che più importante è che il documento sulle elezioni e le prospettive future sia stato votato all'unanimità. Oltre a Rifondazione, ai Verdi e al Pdci, il maggiore supporter del «sì» al referendum è la Cgil che ieri conferma il suo «sì per le riforme» e con il suo leader Epifani sostiene che con il voto favorevole si «estende un diritto e lo si difende per chi lo ha». Tuttavia ieri da Corso d'Italia si è comunicato anche il dubbio che il quorum sia raggiunto. «Un referendum fatto a scuole chiuse - ha detto Epifani - non ha mai raggiunto il quorum nella storia del Paese. Quindi vedo molto difficile questo obiettivo». Tutte le altre parti sociali, invece, si dichiarano compatte per l'astensione perché la vittoria del «sì» danneggerebbe imprese e lavoratori. La Confindustria con il direttore generale Stefano Parisi ribadisce l'invito a non votare e rilancia: è «un atto di civiltà» l'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori per andare verso l'Europa. Il Patto per l'Italia che prevede una sperimentazione per le aziende che crescono oltre i 15 dipendenti, sottolinea, è una mediazione tra le richieste di Confindustria e quelle dei sindacati. Il leader della Uil, Luigi Angeletti si augura che il referendum «fallisca» così come il numero uno della Cisl, Savino Pezzotta. «Pensiamo che il referendum sia inutile. Il migliore risultato - dice Angeletti - è che fallisca». «Il referendum sull'art.18 - avverte Pezzotta - è sbagliato e non porterà vantaggio ai lavoratori. È una ingerenza indebita nel ruolo delle parti sociali, per questo diciamo di non andare a votare». La decisione di non andare a votare prende quota anche tra i firmatari dei comitati per il no e tra le associazioni delle piccole imprese. Infine, una curiosità: tra i Verdi c'è un gruppo dissidente che chiede «un no forte e chiaro» al referendum sull'art. 18 «che indebolisce e divide la coalizione». L'appello è di Marco Boato, Uwe Staffler, Tommaso Franci, Vincenzo Bugliani, Sergio Gatteschi, Alberto Di Cintio, Nadia Baronti. D. T.