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E Bossi, sotto accusa, attacca An e Udc pensano al rimpasto

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Tanto che il presidente del Lazio, Francesco Storace, domanda sibillino: «Squadra che perde non si tocca. Non si tocca?». Insomma, la partita è aperta. Umberto Bossi sa di essere nel mirino. In campagna elettorale è tornato a parlare di Roma ladrona, ha imposto RaiDue a Milano, ha parlato di vicecapitali. E per la destra, proprio questi toni sono una delle cause della sconfitta di Roma. Ma anche al Nord non è andata meglio. Bossi ha insistito per la candidatura della Guerra, spaccando Forza Italia e anche lì la Cdl ha perso. Bossi lo sa e attacca. Anzi prima accusa: «Qualcuno nel centrodestra non ha votato il candidato della Lega». E poi affonda il colpo: «Servono le riforme o la gente si arrabia». An si prepara ad alzare il tono e domani, nella riunione dell'esecutivo, deciderà che linea prendere al tavolo della verifica, dove comunque porterà un documento che imporrà, tra l'altro, una svolta sociale. Per Urso si deve «aprire la fase due del governo, dopo quella dell'emergenza», per La Russa le elezioni sono state un «segnale che non si può e non si deve sottovalutare». Riassume Landolfi: «Voto negativo, la coalizione rifletta». La destra è spalleggiata dai centristi dell'Udc. «È una sconfitta - dice Marco Follini - che indica una difficoltà. Bisognerà ragionarci con calma e pensarci bene». Per Sergio D'Antoni. «Il dato politico è quello friulano dove la Cdl perde perchè paga un errore clamoroso. È inutile negarlo». Nel mirino c'è l'asse nordista Bossi-Tremonti e all'orizzonte le scelte finanziarie del Dpef. Buttiglione media: «Non facciamo di Tremonti un capro espiatorio. Ma ricordiamoci che la politica economica deve essere di tutto il governo». E Forza Italia? Glissa. Tace Berlusconi. Scajola si limita a dire: «Serve un fortissimo esame di coscienza sulla scelta delle candidature». E il Sandro Bondi aggiunge: «Siamo stati penalizzati dalle divisioni locali». F. D. O.

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