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D'Amato chiede più rigore e investimenti nei conti pubblici

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Ma continua a chiedere più riforme, più investimenti, più rigore nei conti pubblici e una migliore politica. Davanti a una ricca platea D'Amato ha dunque ripetuto nella sostanza quanto affermato poche settimane fa all'assemblea annuale di Confindustria. I complimenti di D'Amato sulla riforma del mercato del lavoro fanno parte della ritrovata luna di miele tra una parte del mondo industriale e l'esecutivo: «Abbiamo apprezzato molto il coraggio con cui il governo ha premiato il nuovo modo di fare le relazioni industriali, soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro». La riforma cosiddetta Biagi «va nella direzione di fare dell'Italia un benchmark (parametro, ndr) di riferimento in Europa». Per D'Amato l'Italia «ha attinto quanto di meglio fatto negli altri Paesi che negli ultimi anni hanno fatto le riforme». Nonostante le riforme chieste e ottenute, a partire dal Patto per l'Italia, proseguendo con il primo modulo del nuovo Fisco, la crescita economica langue. Ma la ricetta di D'Amato è la solita: occorre «rilanciare quegli investimenti in infrastrutture e ricerche che sono indispensabili per sviluppo», ma anche «un intervento serio in materia di pressione fiscale». L'unico argomento sul quale il numero uno di Confindustria ha glissato è quello delle pensioni, perchè la riforma non si fa a mezzo stampa. L'economia non va: secondo D'Amato, «non si può più parlare solo di rallentamento e incertezza, ma siamo di fronte ad un ciclo completamente diverso». La situazione «non si può affrontare con una Finanziaria normale». Le due parole d'ordine sono «ordine e rigore» nei conti pubblici. D'Amato è anche tornato ad affrontare temi di politica e di giustizia: l'Unione europea «ha bisogno di svegliarsi e di fare grandi riforme», mentre dalla Convenzione Ue si profila «un risultato modesto rispetto ad aspettative e bisogni». Per D'Amato va superata «la rigida gabbia» del Patto di stabilità per rilanciare gli investimenti su ricerca e infrastrutture, ma «sul rigore non si possono fare sconti». Il presidente degli industriali, incurante delle critiche al suo recente intervento all'assemblea annuale di Roma, ha nuovamente detto la sua sul rapporto tra politica e giustizia: «Fa molto male avere un ceto politico continuamente sotto inchiesta o peggio ancora avere parte della magistratura che venga considerata politicamente militante, e la seconda parte fa forse più male della prima». Il rimprovero di D'Amato è a 360 gradi: bisogna «superare questa inciviltà del dibattito politico», occorre «più e migliore politica», in quanto «avere parti sociali che dialogano non è sufficiente». S. Nap.

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