Trieste e Roma capitali dei co.co.co. Il Mezzogiorno in coda alla classifica
co.cocontinuano ad aumentare e tra il 2001 e il 2002 le fila di questo esercito sono cresciute del 13,20%, arrivando ad un totale di 2.392.527 unità. È Trieste la città dove è più alta l'incidenza dei collaboratori coordinati e continuativi sul totale della forza lavoro; in coda invece Vibo Valentia. In termini assoluti, invece, la maggior parte dei co.co.co lavora tra Milano e Roma. È quanto risulta da uno studio dell'Associazione Artigiani Cgia di Mestre. Secondo la ricerca, è dunque Trieste a far rilevare l'incidenza più elevata di co.co.co. sul totale degli occupati con il 16,37%, seguita da Firenze (15,92%), Milano (15,49%), Roma (14,94) e Parma (14,41). Ultima è Vibo Valentia (4,40%), preceduta da Avellino (5,76%), Benevento (5,89%) e Reggio Calabria (6,01%). Il Mezzogiorno in coda alla classifica, dunque, ma la variazione rilevata tra il 2001 e il 2002 dimostra invece - per la Cgia - una realtà ben più dinamica. Così, laddove la crescita della media nazionale dei co.co.co. segna un 13,20%, a Caserta, ad esempio la variazione sfiora addirittura il 20%, come a Catanzaro e a Campobasso. Altrettanto rilevanti gli indicatori di Isernia (17,09%), Brindisi (15,04%) e Matera (15,73%). Ben al di sotto della media nazionale risultano Potenza (4,50%), Sondrio (4,56%) e Siracusa (8,20%), ultime nella graduatoria nazionale sulla crescita del consenso nei confronti del parasubordinato. Mentre ai vertici si trovano Taranto (26,18%), Crotone (29,27%) e Rieti, con una variazione dal 2001 al 2002 pari al 28,90%. Completamente diversa è la situazione quando si parla di questi contratti di collaborazione in termini assoluti. I posti sul podio cambiano e a fare da regine incontrastate nel Paese sono le province di Milano (257.142 lavoratori), Roma (224.881) e Napoli (63.910). Fanalini di coda sono le province di Vibo Valentia (2.222) e Isernia (2.480). «Li abbiamo definiti lavoratori "invisibili" - dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - perchè le statistiche ufficiali praticamente non li conteggiano anche se spesso svolgono una attività di carattere dipendente a tutti gli effetti. Ricordiamo, comunque, che tra questi lavoratori troviamo anche coloro che un posto fisso ce l'hanno già e, ad esempio, svolgono anche un'attività di collaborazione per un'altra azienda o sono amministratori di società».