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«Sul tavolo anche patto, grandi opere e fisco»

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L'economista di An Pietro Armani: «Reintroduciamo il divieto di cumulo contribuzione-retribuzione»

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Ma bisogna anche che il Dpef abbia una indicazione chiara sull'abbassamento delle tasse». Così Pietro Armani, presidente della commissione Ambiente-Lavori Pubblici della Camera ed economista di An. Presidente, chiederete nella verifica l'anticipo della riforma delle pensioni? «A me non piace parlare di anticipo. Diciamo meglio accelerare la riforma Dini e Prodi al 2004-2005». Ma come? «Mi sembra evidente che tutti i Paesi europei e più in particolare quelli dell'eurozona hanno il problema dell'invecchiamento. E tutti, quindi anche noi, abbiamo la necessità di procedere ad un innalzamento dell'età pensionabile in maniera strutturale con un limite a 65 anni». Incentivi o disincentivi? «No, non voglio entrare in questo tecnicismo. Le soluzioni potrebbero essere diverse». D'accordo, ma non ne ha nessuna da indicare? «Certo che ne ho. Una potrebbe essere, tanto per fare un esempio, il reitegro del divieto di cumulo retribuzione-contribuzione». E cioè? «Volendo banalizzare, diciamo che chi va in pensione molto presto non può sommare pensione e un nuovo stipendio. Si tratta di un divieto che già c'era, si potrebbe reintrodurlo». Ma intervenire sulle pensioni basterà a rilanciare l'economia? «No, intervenire oggi sul sistema previdenziale dà risultati tra qualche anno. Ma è evidente che bisogna farlo, magari assieme ai partners europei. E proprio in questo contesto, cogliendo l'occasione del semestre Ue, va rivisto il patto di stabilità». Anche il commissario Monti lo ha ribadito chiedendo prudenza... «Il punto è cominciare a escludere dal patto le spese della Difesa e Infrastutture». E questo inciderebbe sull'economia? «Inciderebbe eccome. Il limite dell'indebitamento del 3% è un freno eccessivo per questi due settori. Mentre invece potrebbe rilanciare gli investimenti della Difesa, che notoriamente hanno una ricaduta civile, sulla ricerca per esempio». E le Infrastruture? «Se inserito in un progetto globale assieme ai partners, escludere le opere pubbliche potrebbe essere la soluzione ideale per realizzare i corridoi: il 5 e l'8, in particolare. Tutto ciò consentirebbe di liberare risorse per le grandi opere nazionali». An chiederà un'accelerazione proprio per la realizzazione delle opere pubbliche? «Guardi, penso che sia anche una bufala questa storia del ritardo nelle grandi opere. Penso si sia fatto tutto rapidamente. La verità è che quando il governo è entrato in carica, nel giugno del 2001, nei cassetti del ministero di Porta Pia non c'era un progetto. Ora ci sono, ci sono le risorse e si vende anche dal boom già registrato nelle cantierizzazioni. Mi sembra che si stia procedendo celermente». Ma nel mirino del suo partito resta Tremonti. Ne chiederete la sostituzione? «La verifica che An reclama è sui programmi non sugli uomini». Ma Tremonti non vi fa felici... «Forse al ministero dell'Economia servirebbe maggiore collegialità». An ha imposto lo stop al decreto dei consumi? «Ci sono valutazioni differenti sull'impostazione. È materia di discussione. C'è chi preferisce le rottamazioni e io non sono contrario». F. D. O.

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