di FRANCESCO DI MIERO PESCARA — Caccia all'ultimo voto in vista del ballottaggio di ...
Al primo turno il candidato della Casa delle Libertà, Carlo Masci, ha superato di circa 800 voti il portabandiera del centrosinistra, Luciano D'Alfonso. È già in atto un contenzioso a colpi di pareri di giuristi e di esperti di diritto amministrativo sulla composizione del consiglio comunale. Il centrodestra, confortato da alcune sentenze del Consiglio di Stato, sostiene, quale che sia l'esito del ballottaggio, di aver comunque conquistato la maggioranza assoluta dei seggi dell'assemblea civica avendo l'insieme delle liste della coalizione riportato il 50,6% dei voti. D'altro canto il centrosinistra, sulla base di altre sentenze del massimo organo di giustizia amministrativa, ritiene che in caso di vittoria di D'Alfonso, disporrebbe di 21 seggi su 40 come conseguenza dell'apparentamento già avvenuto con due liste civiche e con quella del Nuovo Psi. Elettorato pescarese perciò bombardato da manifesti di segno contrario a sostegno dell'una o dell'altra tesi. C'è stata anche una denuncia alla Procura della repubblica da parte di un consigliere Ds. Argomenti, comunque, non di secondaria importanza. Infatti, se dovesse prevalere la tesi del centrodestra, la coalizione avversaria, anche in caso di vittoria di D'Alfonso, non sarebbe in grado di governare la città non disponendo della maggioranza in consiglio. Se invece vincerà Masci, a favore della Casa delle Libertà scatterebbe il premio di maggioranza e non ci sarebbero problemi. Se nei giorni scorsi il centrosinistra ha fatto sbarcare a Pescara il sindaco della capitale, Walter Veltroni, e il neo presidente della provincia di Roma, Enrico Gasbarra, il centrodestra ha risposto alla grande con Silvio Berlusconi che ieri sera, nella stessa piazza, ha chiuso la campagna elettorale non rinunciando a ironizzare su Sabina Guzzanti costretta a imitare il premier nel comizio pescarese a sostegno del candidato del centrosinistra: «la sinistra ha confermato la sua attrazione fatale non solo per i dittatori, ma anche per i giullari».