L'Europa istituisce l'immunità parlamentare

Anche la sinistra vota a favore, poi torna in Italia e protesta. È accaduto al Parlamento continentale a Strasburgo, dove la plenaria ha espresso il primo sì al riconoscimento di una immunità formale per statuto ai 626 membri dell'Europarlamento. Tuttavia, bisognerà attendere oggi per il voto definitivo: l'entrata in vigore, dopo l'ok dei governi nazionali, è prevista tra due anni almeno. Il testo approvato prevede la facoltà del deputato di astenersi dal deporre, l'obbligo di autorizzazione del Parlamento europeo per il sequestro da parte dell'autorità giudiziaria di documenti del deputato e per la perquisizione personale domiciliare, l'insindacabilità rispetto alle opinioni espresse e ai voti dati non si limita ai procedimenti giudiziari (come oggi stabilito dall'articolo 68 della Costituzione italiana) ma si estende anche in ambito extragiudiziale. Non solo, ma l'immunità europea prevede anche che ogni limitazione della libertà personale di un deputato è ammessa solo su autorizzazione del Parlamento, salvo in caso di flagranza di reato (con la nostra Costituzione la detenzione è possibile anche in caso di sentenza irrevocabile) e l'indagine o un procedimento penale nei confronti di un deputato deve essere sospeso qualora il Parlamento lo richieda. Il nuovo statuto europeo è frutto di un accordo fra i principali gruppi dell'aula, appoggiato in particolare da Ppe e Pse ed è stato approvato da una netta maggioranza di 294 eurodeputati (quindi anche di una parte della sinistra italiana), con 171 voti contrari e 59 astensioni. Il capogruppo europeo di Fi Antonio Tajani ha salutato «un voto che punta a tutelare l'equilibrio e la separazione fra i poteri, principio cardine sul quale si basa la democrazia», mentre il presidente degli eurodeputati Udc Giuseppe Brienza ha invitato «tutti i paesi europei a uniformarsi al nuovo statuto come modello di equilibrio fra i diversi poteri». Imbarazzo tra i Ds. La capodelegazione europea Pasqualina Napoletano ha tenuto a sottolineare polemicamente che «non si tratta di un lodo per nessuno». «Non ci sarà alcun lodo europeo», ha aggiunto Napoletano, rilevando che «il Parlamento europeo, per prassi ventennale, ha difeso i propri componenti dagli atti e dai voti espressi nell'esercizio delle funzioni», mentre «ha sempre dimostrato di saper distinguere per procedimenti che riguardino, per esempio, reati di falso in bilancio o di corruzione». Da Roma Gavino Angius (sempre della Quercia) ha avvertito: Forza Italia «fa finta di non distinguere quanto sta avvenendo qui a Roma da ciò che è avvenuto al Parlamento europeo. Il voto di Strasburgo ha ben poco a che fare con il "dolo Schifani" che sta impegnando in questi giorni Palazzo Madama». È arrivata subito la replica degli azzurri. «Gli consiglio una vacanza a Strasburgo, così si legge quello che ha deciso il parlamento europeo, e già che c'è si ripassa anche quanto ha scritto Montesquieu sulla divisione dei poteri», ha ironizzato Tajani. Giuseppe Gargani, presidente della Commissione giuridica dell'Europarlamento, ha chiosato: «È una giornata in cui, in Europa, trionfa la civiltà del diritto e mi auguro che tutti gli altri paesi dell'Unione Europea possano seguire questo esempio». «Fare polemica puerile per i riflessi che questa situazione può avere in Italia - aggiunge Gargani - significa essere fuori di registro».