ULTIMI giorni, con tanto di rush finale, prima dei ballottaggi e delle elezioni regionali di domenica e lunedì prossimi.
Lo sforzo propagandistico di queste ore è senza pari. I candidati sono impegnati allo stremo e percorrono il territorio fino all'ultimo angolo nelle regioni, province e comuni, col forte supporto di leader e esponenti di tutti i partiti in lizza, senza escludere i membri più autorevoli del governo. La sinistra è pronta a gridare vittoria qualora riesca a erodere posizioni rispetto alla sequenza di vittorie che il centrodestra ha ottenuto nelle numerose occasioni elettorali precedenti. Ma non basta. Nella Cdl dopo due anni di governo gli scontenti sono parecchi e An ha già dichiarato che, passata questa consultazione, dovrà esserci una verifica di programma. Lo scontro considerato politicamente più significativo è quello del Friuli. Qui, peraltro, il presidente sarà eletto a suffragio universale diretto, secondo la disciplina transitoria prevista dalla riforma costituzionale del 2001, dato che la legge elettorale regionale espressa localmente è stata «bocciata» nel settembre scorso. La sfida vede contrapposti l'ex sindaco di Trieste Riccardo Illy, fra i principali imprenditori del caffè e oggi deputato dell'Ulivo, scelto anche perché offre un volto «moderato», e che oltre che dal centrosinistra è sostenuto da Di Pietro e Rifondazione comunista, e Alessandra Guerra, leghista, già presidente e vice-presidente della Regione, sulla quale la Cdl ha raggiunto una faticosa convergenza al termine di un lungo braccio di ferro. In Valle d'Aosta, si voterà a turno unico e soltanto domenica per eleggere il solo Consiglio regionale che poi dovrà nominare a maggioranza assoluta il presidente della Regione. Il sistema elettorale è il proporzionale puro, con soglia di sbarramento fra il 4 e il 5%, calcolato sul rapporto fra aventi diritto e votanti. Il centrodestra (Fi, An, Lega e Udc) presenta una lista unitaria «Casa delle Liberta», che vorrebbe almeno raddoppiare i 3 consiglieri finora ottenuti. Risultato non facile e che comunque non sembra impensierire l'Union Valdotaine che da sempre governa la Regione (ora col centrosinistra, ma forse di nuovo quest'anno in grado di aggiudicarsi da sola la maggioranza assoluta dei 35 seggi in palio). Ci sono poi i ballottaggi nei Comuni. Le città capoluogo luogo rimaste in sospeso sono sei. A parte Pescara, dove il risultato del braccio di ferro fra il centrodestra, uscente e in vantaggio, e il centrosinistra, potrà avere qualche ripercussioni anche sugli assetti regionali, e dove un summit della maggioranza di centrodestra sull'attuazione del programma è stato rinviato appunto a dopo la tornata amministrativa, quello dove avverrà lo scontro politicamente più significativo è Brescia. Qui l'amministrazione uscente è di centrosinistra, e all'assalto delle posizioni, difese dal sindaco Paolo Corsini (47,1% al primo turno), è Viviana Beccalossi di An, giovane e battagliera, che è riuscita col sostegno di FI e Udc a prendere il 32% mettendo sulla difensiva il centrosinistra. Ora dovrebbe poter attirare buona parte del 16,3% preso dal candidato della Lega rimasto fuori causa dalla corsa alla poltrona di primo cittadino. Vicepresidente e assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia, sulla Beccalossi si incentrano le speranze del centrodestra, che in caso di vittoria avrà dimostrato che la spinta della coalizione non si è esaurita e che anche se si è al governo si può continuare a conquistare roccaforti dell'opposizione. D. T.