Udc e An per un restyling di governo
Il più esplicito è il ministro delle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione che liquida con una frase: «I parroci non sono anche in Lombardia?», le accuse di Umberto Bossi, secondo il quale il centrodestra ha perso la Provincia di Roma per colpa dei cattolici e non per le sue invettive contro la capitale e i suoi abitanti. Buttiglione, dopo le amministrative, e il buon risultato dell'Udc, aveva già avvertito che la verifica, anche se il premier non sopporta questa definizione da prima repubblica, bisognerà farla. Aggiunge ora che forse sarà necessario recuperare un'altra brutta parola, il rimpasto. Parafrasando Berltolt Brecht che voleva «felici quei popoli che non hanno bisogno di eroi», il ministro dell'Udc osserva che si potrebbero dire «infelici quei governi che hanno bisogno di restyling e non riescono a farlo». Buttiglione, in un dibattito con Fassino, ammette che con il risultato delle urne, c'è stato un «campanello d'allarme» per la maggioranza, e manda a dire al premier che «gli italiani sono stufi di parlare dei 25 o 26 processi di Berlusconi, è bene che lo scontro politico sia orientato sui problemi del paese». Anche dentro Alleanza nazionale sembra crescere la voglia di rimpasto, e le rivendicazioni dei due partiti potrebbero sempre di più saldarsi. Non sarebbe del resto la prima volta che Fini e Casini si aiutano reciprocamente contro le posizioni più estreme della Lega. Per il momento il vicepremier si limita a incoraggianti promesse sul futuro del governo, assicurando che, prima dell'apertura del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea, sarà avviata la «fase due» dell'esecutivo. «Prima di luglio», spiega, «la verifica sarà finita. Si voterà l'8 giugno e da quella data all'apertura del semestre c'è tutto il tempo necessario per mettere a punto quella che chiamo la 'fase duè del governo». Bossi e i suoi uomini insistono nel puntare su un grande unico disegno di legge per rinnovare lo stato. «Abbiamo in pentola», dice il capo di gabinetto del ministro delle Riforme Francesco Speroni, «una riforma globale che comprende tante cose, devolution, senato delle regioni, presidenzialismo, partecipazione regionale alla designazione dei membri della Corte costituzionale. E può comprendere la riforma del sistema elettorale». Il nodo della riforma elettorale è stato sollevato in questi giorni dallo stesso Berlusconi, che sarebbe orientato a un ritorno al proporzionale, con premio di maggioranza ed elezione diretta del premier. Questo modello potrebbe mettere d'accordo An, con il presidenzialismo, farebbe felici i centristi, da sempre schierati per il proporzionale, e potrebbe stemperare le prove di forza annunciate dagli alleati per il dopo-elezioni.