Gasbarra «piccona» Rutelli Fassino corteggia Bertinotti
Prende in esame le possibilità di trasferire a livello politico, in vista di elezioni regionali ed europee, le alleanze ampie realizzate nella corsa delle amministrative puntando su accordi con Rifondazione. Analizza le difficoltà della Margherita, in piena crisi di crescita. E cerca di minimizzare la portata del prossimo referendum sull'articolo 18, dove le divisioni si fanno profonde. Ma il segretario dei Ds Piero Fassino è ottimista ed è pronto a scommettere che i risultati alle amministrative potrebbero agevolare accordi a sinistra, in particolare con Fausto Bertinotti. «È chiaro che un accordo in sede locale - ha spiegato Fassino - è più facile che non a livello nazionale. Ma il fatto che nel 97-98% dei Comuni in cui si è votato si sia raggiunto un accordo con il Prc crea delle buone premesse per facilitare anche la ricerca di un accordo sul piano nazionale». Ma su questa strada Rifondazione sembra mettersi di traverso, obiettando che se su argomenti strategici come l'articolo 18 ognuno va per la sua strada sarà difficile parlare di unità futura. Che resta comunque l'obiettivo di Fassino convinto che in questo progetto un ruolo di primo piano lo dovrà avere la Margherita che per il leader Ds è tutt'altro che in crisi. «Mi pare che i consensi delle forze centriste del centrosinistra non sono calati sostanzialmente». Analisi che ieri la Margherita, riunita a Roma per analizzare i dati delle amministrative, condivide in pieno. «La Margherita resta saldamente il terzo partito italiano e quindi bisogna smetterla con le campagne strumentali». Detto ciò non bisogna però fermarsi «nell'azione di radicamento di un partito nato solo un anno fa». Ma il neopresidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, che della Margherita è espressione non la pensa così, e attacca velatamente Rutelli. «Non si è mai caratterizzata, nessuno si è mai chiesto che identità deve avere questo partito. Non basta essere un mix anonimo ed esprimere ogni tanto qualche candidatura. Bisogna allargare la classe dirigente, darsi una linea. Non basta essere un'alternativa alla sinistra dentro al centrosinistra».