di LUCA RONDANINI UNA polemica tira l'altra.
Il testo, scritto personalmente dal presidente della Convenzione, l'ex capo di Stato francese Valery Giscard d'Estaing, cita le radici culturali, umanistiche e religiose dell'Europa in modo molto vago, sorvolando su quest'ultime e soffermandosi invece sull'impronta lasciata dalle società ellenica e romana, nonchè sul retaggio della filosofia illuministica. Neppure una parola sul Cristianesimo, malgrado i ripetuti appelli in tal senso rivolti non solo dalla Santa Sede ma da numerosi esponenti politici dei Paesi membri. Il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, ritiene che in proposito occorra fare un passo ulteriore. «Nel momento stesso in cui si riconosce il ruolo che le religioni hanno nel tratteggiare un'identità culturale europea - ha osservato ieri - la verità storica impone di dire con chiarezza che si tratta delle tradizioni religiose cristiane ed ebraiche». È addirittura indignato il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, secondo il quale l'omissione di ogni riferimento al Cristianesimo è una provocazione e un'offesa ai sentimenti di milioni di cittadini del continente. «Se l'Europa è quella indicata nella bozza di preambolo - ha tuonato l'esponente governativo - in essa certamente non mi riconosco». «Sono molto meravigliato che nel preambolo alla Costituzione europea non si faccia un esplicito riferimento alle radici cristiane», ha detto monsignor Rino Fisichella, presidente della Commissione diocesana per il dialogo ecumenico. «Una simile formulazione significa oscurare duemila anni di storia europea - ha proseguito - e distruggere secoli dell'arte gotica, romanica e barocca». Il Vaticano dal canto suo tenta di assorbire la delusione per la mancata citazione del cristianesimo nel progetto di costituzione europea e, nonostante la giornata festiva in occasione dell'Ascensione, la segreteria di Stato è al lavoro per valutare il da farsi. Di avviso diametralmente opposto sono i verdi, che sottolineano la necessità di non marcare religiosamente la Carta dell'Ue, garantendo semmai la laicità dell'Unione così come nelle singole democrazie viene garantita quella dello Stato. Giscard d'Estaing ha sollecitato ieri i membri della Convenzione, i rappresentanti politici e le opinioni pubbliche a manifestare un maggiore spirito di collaborazione ma la bozza di costituzione continua a far discutere anche per altri motivi. Le critiche formulate dal presidente della Commissione Europea, ad esempio, hanno trovato sostenitori anche in seno al centrodestra. A partire dallo stesso Fini, che pur invitando Romano Prodi a non essere ingeneroso nei confronti del lavoro della Convenzione, ha detto di comprendere le preoccupazioni del capo dell'esecutivo di Bruxelles. Soprattutto per ciò che riguarda il ricorso all'unanimità per deliberare in quasi tutte le materie, compresa la politica estera. Il vicepremier ha osservato che l'estensione del voto a maggioranza appare indispensabile per evitare la paralisi dell'Unione e consentire all'Europa a 25 di avere un ruolo sulla scena internazionale. La pensa allo stesso modo anche il ministro delle Politiche comunitarie Rocco Buttiglione, mentre da sinistra giunge un appello affinchè Prodi non venga lasciato solo nella sua battaglia per un'Europa più coraggiosa e federalista.