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Lodo Maccanico, il terremoto di D'Alema

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Il presidente della Quercia apre uno spiraglio alla maggioranza: la strada della legge costituzionale

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Approda oggi in Aula al Senato il lodo Maccanico. Sarà presentato dalla Casa delle libertà, sotto forma di emendamento alla legge di attuazione della riforma dell'immunità parlamentare (la legge Boato). Il dibattito in aula a Palazzo Madama era previsto anche se le commissioni interessate (Affari costituzionali e Giustizia, in seduta comune) non fossero arrivate alla votazione sul provvedimento. Ma non c'è stato bisogno di ricorrere a tanto: l'altra notte, infatti, la legge Boato, anche se tra le polemiche, è stata approvata in commissione. Il testo subirà oggi le modifiche contenute, appunto, nel lodo Maccanico. A quel punto la norma sarà rinviata di nuovo alle commissioni per ottenere l'ok, in tempo utile per martedì prossimo, quando è già stabilito che l'aula del Senato dica il suo sì. Subito dopo, la legge tornerà a Montecitorio. Un calendario a passo di carica per approvare il più presto possibile la norma salvaprocessi. Continuano intanto le discussioni sulla norma che esclude i processi per le più alte cariche dello Stato. La maggioranza fa una specie di marcia indietro e propone il via libera alle indagini solo nella fase istruttoria, con blocco immediato subito prima della richiesta di rinvio a giudizio. Dopo giorni di muro contro muro, i Ds hanno aperto uno spiraglio alla maggioranza. Sul lodo Maccanico, assicura il presidente della Quercia, Massimo D'Alema, si può trovare un'intesa, ma solo seguendo la strada della legge costituzionale. Posizione rilanciata anche dal segretario dei Ds, Piero Fassino. La sortita di D'Alema spariglia però i giochi all'interno del centrosinistra e mette in imbarazzo la Margherita. Il partito di Francesco Rutelli, infatti, si era distinto per un'opposizione dura e senza compromessi a qualsiasi ipotesi di norma salvaprocessi. La linea resta la stessa («Non mi sembra che il clima consenta aperture di alcun tipo» assicura il presidente dei senatori della Margherita, Willer Bordon), ma il partito convoca in fretta e furia una riunione dell'ufficio di presidenza per definire, insieme ad Antonio Maccanico, una posizione sull'immunità. Le parole di D'Alema provocano un mezzo terremoto all'interno dell'Ulivo. Anche i comunisti italiani respingono ogni compromesso. «Sul lodo Maccanico non si tratta» ammonisce il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto. In gioco ci sarebbe il principio basilare per cui la legge è uguale per tutti. «Berlusconi - nota Diliberto - non è più uguale degli altri nè al di sopra della legge». Secondo il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, invece, il Lodo Maccanico rischia di «essere una trappola per il centrosinistra». E mette in guardia contro il «sospetto di inciuci» con la maggioranza. Anche nel centrodestra non passa inosservata l'apertura di D'Alema. Il ministro delle Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, apprezza il gesto, ma non comprende la necessità di seguire la strada della legge costituzionale. «Non credo che serva, così come lo pensano - ricorda - fior di costituzionalisti». E con la consueta franchezza, l'azzurro Carlo Taormina ammette: «Serve una legge costituzionale». Anche l'approvazione notturna della legge Boato in commissione Affari costituzionali e Giustizia fa nascere critiche e sospetti. Il senatore della Margherita, Nando Dalla Chiesa, infatti, sostiene che le votazioni siano state viziate dalla mancanza del numero legale. Parole pesanti alle quali replica il presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Andrea Pastore. «La votazione - assicura - si è svolta nel pieno rispetto del regolamento e della prassi parlamentare». Alla rituale richiesta di verifica del numero legale, infatti, lo stesso Pastore ha provveduto a contare il numero di senatori presenti, verificandone la sufficienza ai fini della votazione.

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