Bertinotti ora parla di «unità di azione»
Il leader del Prc Fausto Bertinotti, grande fautore dell'iniziativa, ha detto che il risultato elettorale amministrativo pone le condizioni per una inversione della tendenza politica e ha chiesto ai leader dell'Ulivo di cambiare posizione e di indicare il «sì», che ha definito «tecnico», per la consultazione del 15 giugno. Serve, ha affermato, una «unità di azione per approfondire la crisi in atto tra il Governo Berlusconi e il Paese. Per le prossime politiche, anche se ancora lontane, abbiamo bisogno delle forze di tutti per una raccolta e qualificata opposizione». E poi ha spiegato: «È avvenuto un terremoto, sono entrati i movimenti e la situazione è completamente diversa rispetto al 2001» per cui «una sintesi esiste, se si coglie il vento del cambiamento». Insomma, la necessità che siano le altre sinistre ad avvicinarsi alle istanze nuove portate dal movimentismo, con molte argomentazioni politiche, per il Prc rimane ma comincia ad apparire sfumata, se non esplicitamente sacrificabile al bene comune. Analoga la posizione dei Verdi il cui presidente Alfonso Pecoraro Scanio sembra intenzionato comunque a un accordo e osserva: «In Valle d'Aosta è stata fatta un'importante alleanza tra Verdi, Rifondazione Comunista, lista Di Pietro, ovvero le forze che appoggiano il referendum, e liste civiche in vista delle prossime elezioni regionali. Un asse a quattro che rappresenta una prima prova, un esperimento da proiettare anche a livello nazionale, strategico per il rilancio e per la futura vittoria del centro-sinistra». «Dopo i risultati incoraggianti della provincia di Roma - aggiunge Pecoraro Scanio - siamo ulteriormente incentivati a portare avanti questa operazione». A favore del referendum sull'articolo 18, comunque, si è pronunciato, ieri a Firenze, il vicepresidente della commissione Finanze della Camera Alfiero Grandi, che insieme ad altri parlamentari Ds e ad un gruppo di giuristi ha sottoscritto un appello a sostegno del sì «e delle ragioni della Cgil» alla consultazione. Grandi ha detto che il referendum «non è la migliore delle soluzioni, ma dal momento che c'è bisogna sostenere il "sì" per aprire una nuova stagione per i diritti dei lavoratori». D. T.