Il lodo Maccanico approda in Aula al Senato
Subito dopo il voto amministrativo, il Lodo Maccanico si materializzerà al Senato. La maggioranza lo presenterà domani direttamente in aula a Palazzo Madama, sotto forma di emendamento al ddl di attuazione dell'art. 68 della Costituzione sull'immunità parlamentare. In pratica il provvedimento che consentirà di sospendere i processi solo per le cinque più alte cariche dello Stato non passerà dalla Commissione. Lo ha deciso a maggioranza la Conferenza dei capigruppo accogliendo la proposta del presidente Pera. Il ddl tornerà brevemente in commissione per tornare poi in aula martedì 3 giugno per l'esame e il voto. Resterebbero esclusi dal «salvataggio» gli altri parlamentari e i coimputati. Ma, come ha annunciato Renato Schifani, capogruppo di Forza Italia, l'immunità per i parlamentari «sarà oggetto di un'altra iniziativa legislativa, che seguirà il suo corso ortodosso». All'opposizione ha mandato a dire: «Noi non temiamo nulla». Il colpo di mano della maggioranza è stato bocciato senza appello dall'Ulivo. Seguire questa strada con legge ordinaria, per il centrosinistra, è incostituzionale. E tanta fretta è «immotivata». Il no è stato ribadito in aula da Angius e Bordon. All'indomani del voto elettorale, dal quale ha ricevuto un'iniezione di fiducia, l'opposizione è decisa a dar battaglia sul tema caldo della giustizia. Gavino Angius dei Ds non ha esitato a definire appunto questa manovra «grottesca», «un pasticcio di dubbia costituzionalità, motivato dalla fretta». Tutto questo a scapito di un approfondito esame di importanti provvedimenti come ad esempio quello sulle quote latte. La Quercia ha chiesto che il ddl sull'immunità proseguisse il suo esame in Commissione affari costituzionali e giustizia per inviarlo in aula dopo il voto. Ma l'assemblea di Palazzo Madama, con voto elettronico, ha respinto la sua proposta. Aver «piegato» il calendario dei lavori del Senato al diktat di qualche «uccellino verde» (che risiede in qualche Palazzo o Piazza vicino a Palazzo Madama), dice in sostanza l'esponente della Quercia, «non va assolutamente bene per un'istituzione parlamentare». La sortita del presidente dei senatori della Quercia su «un emendamento che non esiste» non è piaciuta al capogruppo di Forza Italia. Renato Schifani ha replicato invitando l'opposizione ad «abbandonare i toni barricaderi perchè si tratta di garantire la tenuta istituzionale delle più alte cariche dello Sato». Ed ha aggiunto, il portavoce del premier, che si è deciso per il passaggio direttamente in aula «perchè riteniamo che sia un argomento di particolare rilevanza e delicatezza. È una forma di attenzione nei confronti dell'assemblea parlamentare, per poter svolgere un più ampio dibattito e con la massima trasparenza». A notte fonda in una dichiarazione a nome dell'Ulivo, il senatore Nando Dalla Chiesa ha denunciato che «le Commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia del Senato hanno concluso la discussione della legge Boato di attuazione dell'immunità parlamentare in modo irregolare». «Il presidente Pastore (Fi) - afferma Della Chiesa - ha dichiarato chiuse le votazioni pur mancando il numero legale, la cui verifica gli è stata più volte chiesta con forza dal senatore della Margherita Cavallaro. È un fatto praticamente senza precedenti nella vita parlamentare su un provvedimento delicato che già divide il Parlamento». «L'Ulivo - conclude Dalla Chiesa - denuncia la incapacità e la non volontà del presidente di garantire la regolarità dei lavori e annuncia che stamattina sottoporrà il caso al presidente del Senato Pera e alle autorità di garanzia. La maggioranza doveva decidere come accelerare l'iter del ddl sull'immunità per soddisfare un'evidente esigenza: tutelare la figura del premier e metterlo al riparo da contraccolpi giudiziari alla vigilia della presidenza italiana del semestre europeo. Ha scelto di andare direttamente in aula. Ma il colpo di mano della maggioranza è stato duramente criticato anche dalla Margherita. E tra Willer Bordon - che acc