Il Friuli verso le regionali dell'8 giugno
I loro commenti sui risultati delle amministrative sono molto prudenti e hanno due comuni denominatori: il voto per le regionali del Friuli-Venezia Giulia, l'8 e 9 giugno, è una cosa diversa rispetto alle amministrative di domenica e queste ultime non possono in alcun modo essere considerate un paradigma utile per comprendere l'evoluzione politica in atto tra Udine e Trieste. È innegabile, però, che l'attenzione si è ora spostata sulle elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia, dove la Cdl ha scelto una leghista come leader della coalizione per confermarsi alla guida della Regione e il centrosinistra punta sull'indipendente Illy per tentare di aggregare consensi in un'operazione che all'imprenditore triestino è già riuscita due volte, in passato, con la conquista della carica di sindaco di Trieste. «Il voto al Nord ha premiato la Lega - ha detto Guerra - e la strategia di Bossi di "marciare" divisi per colpire unitì si è dimostrata vincente. Non c'è stata, in sostanza, quella avanzata che il centrosinistra si aspettava. Sono fiduciosa». La «lady di ferro» del Friuli-Venezia Giulia, come l'ha definita Berlusconi, non va oltre e continua i suoi incontri (ieri con le elettrici) e i comizi nelle piazze dei paesi friulani, in attesa dell'arrivo dei leader nazionali da Roma e Milano a sostegno della sua candidatura. Anche Illy non si è sbilanciato più di tanto. Ieri ha incontrato le elettrici in un bar del centro, a Udine, e dall'andamento del voto amministrativo nazionale non ha tratto particolari auspici. «Non credo che dal voto amministrativo di domenica si possano estrapolare lezioni per la nostra regione - ha detto l'ex sindaco di Trieste - e non credo che ci siano influenze possibili. Il nostro è un voto per il rinnovo della Regione. Penso che questo sia stato compreso dall'elettorato». «Piuttosto - ha aggiunto - ho visto che i candidati del centrodestra non hanno quasi mai utilizzato il nome della Guerra nei loro depliant elettorali. Evidentemente si vergognano della Guerra. Oppure sono tutti per la pace. Ma siccome mi hanno accusato di vergognarmi dei leader nazionali del centrosinistra, costoro farebbero meglio a vedere la trave che hanno nei loro occhi più che interessarsi alle pagliuzze degli altri». Per Saro, infine, l'ex enfant prodige della politica friulana, forzista ribelle che pur di non accettare la candidatura di Guerra, si è opposto al partito e si è candidato presidente con una lista autonoma, «sono due i dati che emergono dalle amministrative: il travaso di voti da Forza Italia all'Udc al Sud e la perdita di centralità politica di Forza Italia nelle situazioni in cui non ha espresso un proprio candidato. «È quello che è avvenuto in Friuli-Venezia Giulia - ha spiegato Saro - dove Forza Italia non ha espresso il candidato presidente e neppure il candidato a sindaco di Udine». «Gli elettori - ha concluso - proprio per questo potrebbero penalizzare gli azzurri».