FASSINO canta vittoria, Rutelli fa buona viso a cattivo gioco, dai Verdi trapela malumore.
In questo momento il centrosinistra, dichiara il leader della Quercia in conferenza stampa, sarebbe maggioranza nel paese, sia nel maggioritario, con il 51,6% (45,8% per la Cdl), sia nel proporzionale con il 48,9% (47,7% per la Cdl). Questo, sulla base di calcoli eseguiti nel partito. Dal voto amministrativo, dice, «il centrosinistra esce rafforzato, sia in voti e in percentuali, sia nella sua coesione, il centrodestra più debole e fragile e con un consenso meno ampio». Nelle 12 province in cui si è votato, riferisce, cinque sono andate al centrosinistra, quattro al centrodestra, e tre ad un «ballottaggio - sostiene - del tutto aperto». Dei nove capoluoghi, poi, due sono andati al centrosinistra, uno al centrodestra e sei ballottaggi anche qui, afferma, «del tutto aperti». Secondo una proiezione dei Ds, continua, «in questo momento il centrosinistra sarebbe maggioranza sia nel maggioritario, con il 51,6%, sia nel proporzionale con il 48,9%». Quindi rivendica: «Siamo andati oltre il risultato del '98, abbiamo riassorbito in maniera notevole i risultati negativi di europee, regionali, e politiche degli ultimi anni». Insomma, conclude, siamo di fronte a un voto amministrativo «che per omogeneità è suscettibile di una lettura politica: Berlusconi - dice - ha cercato un voto di fiducia e non l'ha avuto». Non sono basate invece su buone notizie le dichiarazioni di Rutelli ai giornalisti fatte dopo una riunione dell'ufficio di presidenza. Ammette che «i risultati della Margherita segnano una flessione sul 2001 che andrà analizzata bene e discussa dagli organi dirigenti del partito, ma che va collocata nel giusto scenario». E lo scenario, secondo l'ex sindaco di Roma, è «il dato positivo dell'Ulivo, il contributo della Margherita, che aiuta il centrosinistra a vincere con i propri candidati, ma che subisce una flessione contenuta tipica di un partito giovane ancora senza un forte radicamento». Comunque, secondo Rutelli c'è «l'orgoglio del partito in chiave di coalizione: i nostri candidati hanno fatto la differenza ed è questo un elemento importante di aggregazione e di unità. Dunque la Margherita ha una forte capacità di dare un apporto di prim'ordine alle vittorie della coalizione». Promette anche, dato che nella Capitale il partito ha subito un drammatico dimezzamento: «Cercherò comunque di dare ai dirigenti del partito a Roma qualche buon consiglio». Quindi, il leader della Margherita non manca di sottolineare i guai degli altri: spiega fra l'altro che c'è stata la «sconfitta di Forza Italia» e che «An chiede una verifica di maggioranza» perché non è andata bene a Roma dove esprime «i due terzi del suo gruppo di dirigente». Questo fatto, spiega, «è una caduta della presa sulla città, è un vulnus sostanziale per l'insediamento politico di quel partito, perché da Fini in giù la maggioranza dei deputati e senatori di An sono eletti a Roma». Quanto ai Verdi, ieri si tiene l'Esecutivo. Si fa il punto sul risultato delle amministrative e si parla di futuro. Un futuro che in realtà non appare troppo roseo al Sole che Ride visto che una coalizione Ds-centrica, cioè trainata solo dalla Quercia, piace poco «ma soprattutto - spiegano esponenti dell'esecutivo - non ci consentirà certo di vincere alle prossime politiche». Quindi c'è già chi pensa a scenari futuri come quello, ad esempio, di una sorta di alleanza tra Verdi e Prc all'interno della coalizione («una sorta di izquierda unida spagnola») e chi invece punta il dito sulla crisi dei Verdi a livello internazionale («è proprio l'idea di per sé che è in crisi»).