Rognoni: «E ora distinguiamo le funzioni»
Il vicepresidente del Csm insiste per le riforme. Cicala (Mi): «Imbarazzanti alcune dichiarazioni delle toghe»
Virginio Rognoni, vicepresidente del Csm, offre la sua soluzione per la riforma che vuole distinguere giudici-pm. «Questa - aggiunge - è una soluzione che risponde molto di più, rispetto ad altre, al dettato costituzionale». Per il vicepresidente del Csm, la Giustizia necessita di una serie di riforme ma non è quella della separazione delle carriere la strada da intraprendere. «Quando qualcuno parla di politicizzazione della magistratura - ha precisato - pensa che con la separazione delle carriere qualcosa possa essere rimediato. Non è così: se il Pm fosse a sè stante, il pericolo di accanimento giudiziario potrebbe essere maggiore». Il vicepresidente del Csm ha detto anche «i magistrati fanno il loro dovere in mezzo a mille difficoltà, e non hanno bisogno di reiterate accuse di politicizzazione». «Certo, possono sbagliare - ha sottolineato Rognoni -, la gente può essere preoccupata dell'errore giudiziario, ma all'interno del sistema ci sono tutti gli strumenti per intervenire». Per Rognoni, è fuori luogo ritenere che «l'errore possa far parte di un complotto». «Non mi pare affatto - ha ribadito - che ci sia un cancro da estirpare nella giustizia nè che gli avvocati si lamentino. Hanno una posizione che è legittimamente rappresentata all'esecutivo e al Parlamento». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il procuratore nazionale antimafia, Pierluigi Vigna, secondo il quale nelle ultime settimane, c'è stato un «eccesso di critica». «Critiche - ha sottolineato Vigna - che sono partite prima contro i pubblici ministeri, poi passate ai giudici di merito e alla Cassazione». Rognoni ha poi sottolienato che l'unità, manifestatasi con l'elezione del presidente Bruti Liberati, delle diverse componenti che fanno parte dell'Associazione nazionale magistrati «è un segnale molto importante». Ma l'unità sembra durare poco. «Ci sono state prese di posizione, da parte di alcuni pubblici ministeri, cariche di una foga accusatoria che ha creato degli imbarazzi» ha detto l'ex presidente dell'Anm, Mario Cicala, di Magistratura Indipendente. «Faccio riferimento a quanto riportato da tutti i giornali a proposito di quanto dichiarato da parte di un pm di Milano, che ha parlato di procura occupata militarmente dagli imputati - ha aggiunto Cicala - anche per i pm ci sono esigenze di apparire e di comunicare, fintanto che fanno parte dell'ordine giudiziario devono però dare l'immagine di terzietà di giurisdizione che è tipica di ogni magistrato, giudice e pubblico ministero». Il leader di un'altra corrente, Luigi Castelli di Magistratura democratica, la pensa diversamente: «C'è una volontà fortissima di tutelare in modo intransigente i principi di indipendenza e autonomia. E direi che si tratta di una volontà emersa da parte di tutti, dalle componenti più moderate a quelle più avanzate». Ma avverte: «Nessun monito al ministro ma rimanga nel suo ambito istituzionale».